Terzo appuntamento alla scoperta di Londra, grazie alla nostra inviata Laura Pitzalis! La nostra passeggiata, questa volta, non vi porterà a visitare dei monumenti storici ma in un quartiere di Londra che sicuramente vi affascinerà: il quartiere Bloomsbury. Vi suona familiare questo nome? Se siete Potterhead, sicuramente, non vi sfuggirà la relazione con la casa editrice che ha prodotto i libri di Harry Potter, la Bloomsbury Publishing Plc; se siete amanti della letteratura vi verrà subito in mente Virginia Woolf e il Bloomsbury Group; se siete appassionati dell’arte di sicuro saprete che in questo quartiere si trova il British Museum …
Che dite? Vi piace? Allora iniziamo la passeggiata che vi porterà a camminare per le strade di questo grazioso quartiere dagli edifici coloniali, dalle università d’importanza internazionale e dai musei di imparagonabile valore! Possiamo dire, senza essere smentiti, che Bloomsbury è il perfetto segnalibro degli avvenimenti storici che hanno fatto grande il Regno Unito nel mondo.
Il quartiere di Bloomsbury
Il quartiere nasce come area rurale, dedita all’allevamento dei maiali. Nel X secolo William de Blemond, un signorotto normanno a seguito di Guglielmo il Conquistatore, se ne impadronì. Forse è da lui che pare derivare il nome odierno di Bloomsburry.
Nel XIV secolo, con lo stabilirsi dei Monaci Certosini, l’area passò sotto la sovranità ecclesiastica, ma con lo scisma anglicano e lo scioglimento dei monasteri da parte di Enrico VIII, la proprietà venne acquisita dalla nobiltà cittadina che diede via allo sviluppo urbano. Dopo il 1660, Thomas Wriothesley, primo conte di Southampton, statista e consigliere reale, costruì quella che sarebbe poi diventata Bloomsbury Square.
Le eleganti dimore che ancora oggi si ammirano, vennero edificate nel settecento con i duchi di Bedford, in particolare Francis Russel, a cui si deve il maggiore sviluppo del quartiere che portò gli intellettuali dell’epoca a sceglierla come consueto punto di ritrovo e lì risedettero per qualche periodo. Molte di queste belle case georgiane hanno ancora oggi affisso una placca blu con il nome del suo illustre inquilino. Queste placche blu, placche rotonde di ceramica, sono un simbolo semplice ed elegante per contrassegnare i luoghi di Londra in cui hanno vissuto o lavorato alcune fra le più grandi personalità della storia. La prima fu affissa nel 1867 sulla casa in cui nacque Lord Byron, ma sfortunatamente l’edificio fu demolito nel 1889, così ora la più antica targa esistente è quella dedicata a Napoleone III, risalente sempre al 1867.
Passeggiando nel quartiere di Bloomsbury, ne possiamo vedere tante, e tra queste quelle di Dickens, Virginia Woolf e la sorella Vanessa Bell, Charles Darwin, il noto economista John Maynard Keynes e Millicent Fawcett, scrittrice, attivista per i diritti delle donne e suffragista, che con il suo fare moderato, portò avanti numerose battaglie, come quella di contenere gli abusi sui minori, aumentando l’età del consenso; criminalizzare l’incesto e la crudeltà verso i bambini all’interno della famiglia; prevenire i matrimoni precoci e soprattutto per aver contribuito a far ottenere, nel 1918, il voto a sei milioni di donne inglesi sopra i 30 anni.
Una piccola curiosità: nella North Gover Street è situata quella che un tempo è stata la semplice dimora di Giuseppe Mazzini. Erano quelli gli anni del suo esilio, tra il 1837 e il 1840, vissuti in povertà ma ricchi di attività. Ricordiamo infatti la fondazione a Londra della Società di Mutuo Soccorso per gli artigiani italiani e la scuola di Hatton Garden
Il museo Dickens
Al numero 48 di Doughty Street è situato il Museo di Dickens, una semplice abitazione, l’unica casa superstite di Dickens a Londra. Vi abitò dal 1837 per circa tre anni: qui egli compose Circolo Pickwick , Oliver Twist, Nicholas Nickleby e Barnaby Rudge.
Il museo venne aperto nel 1925, quattro piani dove si respira un’autentica atmosfera vittoriana. Possiamo ammirare dipinti, edizioni rare, manoscritti, arredi originali e diversi articoli relativi alla vita di uno dei personaggi più popolari e amati dell’Inghilterra.
Immaginiamo ora d’immergerci nella Londra del XIX secolo dove troveremo luoghi della nobiltà e borghesia londinese in prossimità di luoghi d’incredibile sporcizia: spazzini che cercano di tenere pulite le strade dal letame dei cavalli; fuliggine accumulata per via dei tantissimi comignoli in eruzione; prodotti di scarto delle case e rifiuti solidi e liquidi umani gettati dalle finestre direttamente sulla strada o nel fiume, (situazione che portò nel 1858 al The Great Stink, La grande Puzza, durante la quale la capitale britannica fu colpita da un intenso fetore di acque reflue non trattate, di origine umana.) Immaginiamoci poi schiamazzi degli ambulanti, dei borseggiatori, delle prostitute, degli ubriachi, dei mendicanti e vagabondi. Ecco, nessuno meglio di Dickens è stato capace a raccontare nei suoi libri questa Londra, ben lontana dai fasti e le conquiste coloniali di una nazione imperiale. Un vero sostenitore dei poveri!
Bloomsbury Group
“Tutte le persone che rispetto ed ammiro di più sono appartenute a Bloomsbury”
Questo affermò la famosa scrittrice britannica Virginia Woolf (1882-1941), una delle maggiori scrittrici del ventesimo secolo, protagonista della corrente letteraria modernista, acuta intellettuale e attivista del nascente femminismo.
Ed è proprio questo quartiere che divenne, durante i primi trent’anni del XX secolo, la sede fisica del famoso Bloomsbury Group, formato in origine da Virginia, dalla sorella Vanessa e da alcuni ex compagni di Cambridge del fratello minore Thoby, il critico d’arte Clive Bell, che sposerà Vanessa, e lo scrittore e futuro marito di Virginia, Leonard Woolf. In seguito si unirono altre menti illuminate come lo scrittore Edward Morgan Forster ( autore tra l’altro di Camera con vista, Passaggio in India e casa Howard), l’economista John Maynard Keynes, il biografo e critico Lytton Strachey e la pittrice Dora Carrington.
A quei tempi non esistevano i vari gruppi d’opinione e di lettura di facebook e twitter e gli intellettuali, artisti e uomini di cultura, usavano incontrarsi nelle proprie case ogni giovedì, in riunioni informali, dove analizzavano e discutevano attualità sociali, arte ed economia.
L’atmosfera culturale del periodo era tale da richiedere una nuova ventata di cambiamenti che andavano a rivoluzionare il pensiero bigotto e ignorante che si respirava, per cui il Bloomsbury Group fu il punto d’incontro degli “spiriti liberi” dell’elite intellettuale di Londra, impaziente di liberarsi delle rigide norme sociali imposte durante l’epoca vittoriana.
È stato con ogni probabilità la cerchia letteraria più celebre e anticonformista del Novecento inglese, ma, ciononostante, il Bloomsbury Group non costituisce una vera e propria scuola di pensiero: la sua importanza risiede soprattutto nello straordinario numero di persone illuminate che ne fecero parte.
British Museum il museo più antico del mondo
Il British Museum è, probabilmente, il principale richiamo del quartiere di Bloomsbury.
Le sue 94 sale raccolgono tesori che testimoniano oltre 12 milioni di anni di storia del mondo.
Tra i pezzi più famosi, oltre le dozzine di esemplari di mummie egiziane ottimamente conservati nei loro sarcofagi, ricordiamo l’Uomo di Lindow, un corpo mummificato naturalmente, risalente a circa 2.000 anni fa ,rinvenuto nel 1984 in una torbiera nella contea inglese del Cheshire. Appartiene ad un uomo di circa 25 anni, alto tra 168 e 173 centimetri, del peso di circa 60 kg, che si ritiene morto in un periodo compreso tra il 2 a.C. e il 119 d.C., in circostanze legate con molta probabilità ad un sacrificio. Pare infatti che abbia subito un rituale ditripla morte: presenta i segni di tre colpi alla testa, un taglio alla gola ed è stato sepolto a testa in giù nella torbiera.
Questo, sempre con le dovute riserve, ha indotto gli studiosi a pensare che il corpo fosse stato soggetto ad un rito religioso di origine celtica, dopo un pasto a base di pane di grano bruciato (l’ambiente acido e anaerobico aveva conservato il contenuto del suo stomaco). Ad avvalorare quest’ipotesi il fatto che, insieme a resti di cereali, all’interno dello stomaco sia stato rinvenuto polline di vischio, pianta notoriamente velenosa che causa convulsioni se ingerita, che richiama alla tradizione dei druidi. Al momento della morte, l’uomo indossava solo una fascia di pelliccia di volpe intorno al braccio; godeva di ottima salute e non presentava segni di grande usura da lavoro. Quando la testa è stata scoperta casualmente da due operai, aveva ancora i capelli attaccati al cuoio capelluto, il bulbo oculare sinistro intatto e pezzi di tessuto cerebrale ancora visibili. Per questo, fu subito sottoposto a procedimento di liofilizzazione a scopo conservativo.
Un’altra opera imperdibile sono i Vangeli di Lindisfarne, un manoscritto miniato in latino dei quattro vangeli, che prende il nome dall’isola di Lindisfarne al largo della costa del Northumberland, nel cui monastero l’opera fu realizzata intorno al ‘700.
Considerato uno dei primi e più grandi capolavori, in Europa, della pittura medievale di codici è altamente rinomato per le figure a piena pagina dei quattro evangelisti, per gli ornamenti vivaci, alcuni puramente astratti e altri che rappresentano scene di vita di animali e uccelli, dalle pagine piene da decorazioni ornamentali (cosiddette pagine tappeto) e dai capolettera ampiamente ornati. Pur essendo così antica, questa è un’opera eccezionalmente ben documentata grazie al colophon (nota finale), aggiunto nel X secolo, che ne spiega l’origine.
Curiosità sul British Museum
La più antica mummia egiziana finora conosciuta, chiamata affettuosamente Ginger in virtù dei suoi capelli rossicci, si trova qui al British Museum. Appartiene ad un individuo di sesso maschile risalente circa al 3400 a.C., da collocarsi quindi nel periodo pre-dinastico dell’Egitto. Essa venne rinvenuta alla fine del XIX secolo, nel mezzo del deserto sabbioso di una località conosciuta come Gebelein, durante la campagna di scavi condotta sotto la supervisione dell’egittologo W. Budge per conto del museo londinese. Nella stessa tomba furono trovati in totale sei corpi, due uomini, una donnae tre di sesso non identificato: tutti giacevano in posizione fetale con il corpo appoggiato sul lato sinistro, il tipo di sepoltura più comune in quel periodo. Il cadavere si è conservato grazie alla particolare tecnica adoperata, che fu quella di ricoprire il corpo con sabbia calda in modo da far evaporare naturalmente l’acqua, un accorgimento molto utilizzato in Egitto prima dell’avvento della mummificazione artificiale.
Nel British Museum c’è la più grande piazza coperta d’Europa, La Great Court, una vera e propria opera d’arte firmata da Norman Foster, è la più grande piazza coperta d’Europa. Composta da 3.312 pannelli di vetro, è stata realizzata per coprire e rendere fruibile i cortili interni del complesso museale.
Dal 1865 al 1960, è esistito il Cabinet of oscene objects (Vetrina degli oggetti osceni), dove sono stati catalogati gli oggetti d’arte considerati impresentabili. Non era visibile al pubblico ma solo a chi ne facesse richiesta specifica e dimostrasse una moralità al di sopra di ogni sospetto e naturalmente solo agli uomini.
Il British Museum è un set perfetto con i ben 15 film girati al suo interno, tra i quali ricordiamo: Blackmail di Alfred Hitchcock del 1926; Notte al museo di Shawn Levy del 2006; Il segreto del Faraone di Shawn Levy del 2014.
Vi è mai accaduto, prima di un viaggio, di cercare affannosamente il passaporto, scoprendo che non era nel solito cassetto? Vi chiederete che cosa possa unire Tsd a un passaporto, ebbene per il personaggio di cui parleremo oggi, fu richiesto, altrimenti gli sarebbe stato impossibile lasciare la sua patria. Avete capito di chi si tratta? No ? Allora, bando agli indugi e leggiamo i dati che lo identificano.
La mummia di Livorno è uno straordinario esempio di conservazione di un corpo tramite il metodo tranchiniano, tecnica di imbalsamazione ideata dal Dott. Giuseppe Tranchina agli inizi dell’Ottocento. A quel tempo non era raro che il corpo di persone indigenti, non rivendicato da nessuno dopo la morte, venisse utilizzato per la sperimentazione scientifica.
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