Viaggio nella storia

Cronaca di una mostra romana: “Claudio imperatore”.

Articolo a cura di Maria Marques

Nel museo dell’Ara pacis, a Roma, abbiamo visitato per voi la mostra “Claudio imperatore. Messalina, Agrippina e le ombre di una dinastia”. Una mostra che raccoglie numerosi e importanti prestiti di istituzioni museali, nazionali ed esteri, quali il Louvre, il Museo delle Belle arti di Lione, i Musei Vaticani, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e che, attraverso splendidi reperti, cerca di raccontare chi fosse Tiberio Claudio Druso, prendendo le distanze dalla storiografia antica che diede su di lui un giudizio negativo. La mostra, sviluppata attraverso una serie di sale rosso porpora, colore che richiama i fasti dell’impero e contemporaneamente fa risaltare i marmi bianchi, scavandoli di luci e ombre, accompagna il visitatore attraverso le fasi salienti della vita di un uomo che divenne imperatore. Quale immagine di Claudio emerge dalla mostra? Sicuramente un uomo sottovalutato e abile nonostante quanto si lasciasse intendere in famiglia. La prima immagine di Claudio che s’incontra, la statua che lo ritrae in posa eroica e conservata al museo del Louvre, appare velata dalle personalità carismatiche che lo nascosero per moltissimi anni, giudicandolo, poiché di salute cagionevole e con problemi fisici, poco atto sia a rappresentare la famiglia imperiale sia a condurre la vita politica. Con una splendida sovrapposizione di immagini, i volti marmorei della nonna Livia Drusilla e del prozio Augusto si alternano a coprirne parzialmente la figura mentre i ritratti dei personaggi della famiglia giulio – claudia, paiono approvare la scelta della coppia principe dell’impero.

Interazioni audio donano voci a scritti antichi facendo risuonare il famoso brano di Svetonio che chiarisce quale fosse l’opinione che avevano i famigliari su di lui:

Cara Livia, ho parlato con Tiberio, come mi avevi chiesto, per decidere come comportarci con tuo nipote (Claudio) Tiberio in occasione dei Ludi di Marte. Siamo entrambi d’accordo sul fatto che bisogna stabilire una buona volta che atteggiamento assumere nei suoi confronti. Infatti, se è del tutto, per così dire, a posto, perché dovremmo esitare a fargli intraprendere la stessa carriera del fratello? Se invece riteniamo che gli manchi qualcosa, e che sia menomato fisicamente e mentalmente, allora non dobbiamo dare alla gente, che usa sbeffeggiare e schernire simili cose, l’occasione di deridere lui e noi allo stesso tempo…

Soverchiato e schiacciato dalle personalità della sua famiglia: il prozio Augusto, il padre Druso, ma soprattutto il fratello Germanico, Claudio appariva agli occhi dei famigliari e dei romani come un debole non solo fisicamente, tanto che fu lasciato sotto tutela molto più a lungo di quanto necessario, con suo grande disappunto. Egli assistette alla morte prematura e misteriosa del fratello Nerone Claudio Druso, noto come Germanico, a quella dello zio Tiberio e a quella del nipote Caio Giulio Cesare Germanico, più noto come Caligola, per diventare a cinquant’anni, il quarto imperatore della famiglia giulio-claudia.

La sua elezione fu alquanto drammatica secondo il racconto di Svetonio: nascosto, impaurito dietro una tenda che non gli celava i piedi, fu trovato dai soldati dopo l’assassinio di Caligola che si ricordarono che quell’uomo tremante, che non riusciva ad articolare parola, era il fratello di Germanico, il grande Germanico la cui memoria veneravano ancora. Claudio accettò il giuramento dei soldati promettendo a ciascuno quindicimila sesterzi e sempre con le parole di Svetonio “fu il primo tra i Cesari a comprare la fedeltà dell’esercito”. Consapevole di essere stato nominato imperatore in modo atipico si adoperò per costruire una continuità di potere con gli imperatori precedenti che a lui ufficialmente mancava, poiché la sua acclamazione era avvenuta ad opera dei pretoriani e non attraverso una legale adozione.

Le sue capacità politiche e amministrative sono prese in esame attraverso preziosi reperti archeologici che testimoniamo la spedizione in Britannia ma, anche, dando notevole spazio, alla politica interna nei rapporti con il Senato, attraverso l’esposizione e la lettura in latino di alcuni brani della tavola bronzea di Lione, che riporta stralci di un discorso tenuto dall’imperatore nel 48 d.C., in cui si pronunciò a favore della concessione della cittadinanza ai notabili della Gallia comata.

La sua attenzione rivolta al benessere di Roma lo rese attento sia al vettovagliamento della città attraverso gli invii di grano dall’Egitto sia a completare due grandi acquedotti, di cui uno prese il suo nome, la cui costruzione era iniziata sotto il regno di Caligola, e a bonificare l’area del Fucino, nell’attuale Abruzzo.
È ricordata anche la costruzione del porto Ostia che portò innumerevoli benefici ai traffici mercantili di Roma permettendo l’attracco alle grandi navi granarie. Attraverso calchi di originali di marmo il discorso si allarga per permettere al visitatore di avere un insieme non solo del porto ma anche delle navi che vi avrebbero transitato, sia mercantili sia militari.

Il riordino della carriera militare fornisce il pretesto per esporre numerosi reperti tra cui una honesta missio (cioè il congedo dei soldati al termine del servizio militare regolarmente compiuto), ma la sua attività non si fermò qui, si occupò anche di riformare cerimonie religiose, usanze civili e militari, e trasformò la carica di senatore da privilegio qual era in un dovere civico. L’intervento di razionalizzazione dell’amministrazione pubblica, la creazione di una burocrazia centralizzata divisa in uffici con a capo tre potenti liberti imperiali, pone questo imperatore sotto una luce di un uomo che dedicava grande attenzione alla carica cui era arrivato casualmente.

E la sua vita privata? Le sue famose ultime due mogli?
Messalina si trascina dietro una fama di donna lussuriosa che a detta della storiografia moderna, probabilmente non fu. Certamente fu avventata o forse così innamorata di Gaio Silio da non valutare attentamente la portata del suo matrimonio con quest’ultimo e fu l’aspetto politico della vicenda che fece intervenire Claudio, pronunciando una sentenza di morte per entrambi gli amanti. Quanto ad Agrippina, uno degli errori che si ascrive all’imperatore fu quello di non essersi accorto del vuoto che creò intorno a suo figlio Britannico, cagionevole di salute a causa dell’epilessia. Il porre accanto a lui Nerone, figlio di Agrippina, rendeva nota l’inabilità del giovane erede diretto e contemporaneamente lo poneva come candidato. Fu Agrippina a eliminare il marito? O fu l’amore di Claudio per il buon cibo, nella fattispecie per i funghi, ad accelerare la sua dipartita? Non lo sapremo mai, certo è che con la morte di Claudio, la strada al soglio imperiale fu spianata per Nerone e contemporaneamente decretata per Britannico.

Chi fu dunque Claudio? Difficile trovare una risposta. Non fu un imperatore indegno, forse fu sfortunato con le donne, subì l’odio dell’ordine senatorio che fu trasferito poi nelle pagine degli storici da cui traspare un imperatore succube delle mogli e dei liberti. Luci e ombre come sempre sull’operato di un personaggio che la storiografia moderna cerca, alla luce dello studio dei reperti archeologici, di ricollocare nella sua giusta posizione e, forse, questa mostra contribuisce a illuminare aspetti meno da “gossip” (passatemi il termine) ma più legati a elementi concreti che, inseriti nel giusto contesto, forniscono una possibile chiave di lettura decisamente positiva.

Bibliografia
Svetonio, Vite dei dodici Cesari
Dimitri Landeschi: Claudio, l’imperatore balbuziente

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