Trama
Giuliano è il sole; Lorenzo è cielo, mare e terra. Sono giovani, colti, carismatici e ammirati entrambi quando diventano i principi di Firenze. All’altezza del nome che portano, trattano con successo sia gli affari privati che la cura della cosa pubblica, circondandosi di menti eccelse e rinomati artisti, tra i quali spicca il Botticelli. Ma presto, accanto a tanta luce, crescono le ombre. Spensierato e seducente, Giuliano resta in secondo piano nel governo ma primeggia nelle faccende care a Venere, finendo per invischiarsi in una pericolosa storia d’amore con una donna maritata, Simonetta Cattaneo Vespucci, la più bella tra le belle. Lorenzo, invece, pur rivelandosi un politico abile e prudente, compie alcuni passi falsi nell’insidiosa palude del potere, procurandosi temibili rivali tra i banchieri, segretamente spalleggiati dal papato e da alcuni signori d’altri Stati. Giorno dopo giorno, attorno agli invidiati fratelli Medici prendono forma e corpo oscure trame. A distanza di anni dal tramonto dei due astri, nella città dell’Arno ormai in declino sarà Cosma, un giovane cultore d’arte, a ripercorrere per la sua amata Beatrice splendori e tenebre di quella irripetibile stagione.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Adriana Assini, a pochi mesi dall’ultimo libro “La spada e il rosario. Gianluca Squarcialupo e la congiura dei Beati Paoli” che abbiamo scelto nel nostro gruppo TSD come lettura condivisa del mese di Marzo, torna tra gli scaffali delle librerie raccontandoci due personaggi che hanno fatto la storia del nostro paese.
Questa volta siamo sulle rive dell’Arno in quella Firenze, culla del Rinascimento, all’indomani della morte di uno degli artisti più illuminati del periodo rinascimentale: Alessandro Filipepi detto il “Botticelli”.
Come se questa scomparsa chiudesse un ciclo di grande splendore per quella che sarà un giorno Capitale d’Italia, i protagonisti del romanzo raccontano le vicissitudini che hanno segnato la vita dei due fratelli Medici.
Tra le sue mura, gli “aurei ingegni” avevano ridato luce all’eleganza dei latini; vibravano i ritmi impetuosi delle figure del Lippi, i lapislazzuli del Beato Angelico, la gravità monumentale dei protagonisti del Masaccio…
La bellezza di Firenze, i suoi palazzi e i personaggi che l’hanno animata in una stagione di splendore incomparabile, ritornano attraverso le parole di una autrice abile a scrivere su un filo teso tra passato e presente. Lungo una linea di confine che demarca il territorio tra ieri e oggi, Adriana Assini si muove splendidamente con una prosa incredibile che lascia per lunghi tratti a bocca aperta.
Se a Hollywood vengono assegnate le statuette per i migliori “attori non protagonisti”, in questo romanzo Giuliano e Lorenzo sono “protagonisti non attori”. La loro presenza è costante, incombente, proprio come deve esserlo stata nella vita fiorentina dell’epoca. Ma non compaiono mai. Ecco il primo coup de théâtre dell’autrice: un intero romanzo sulla vita di Giuliano e Lorenzo, senza mai farli prendere parte all’azione. Il tutto viene raccontato attraverso le parole dell’artista Maso e del dottore in legge Cosma, durante gli incontri domenicali nella casa dei coniugi Torreggiani, Giotto e Beatrice, ritornati a Firenze dopo una parentesi di vita sul Bosforo e quindi digiuni degli ultimi avvenimenti cittadini.
Viene la nausea a riflettere sulla mutevolezza della sorte. Senza un avviso, altera i nostri piani e si fa beffa delle nostre più intime speranze, derubandoci di illusioni e desideri
Con un’impostazione di stampo Boccaccesco, come in un novello Decamerone, Adriana Assini ricrea le atmosfere del capolavoro del XIV Secolo, con i suoi personaggi seduti attorno a un tavolo ad approfondire i temi della vita e della filosofia, prendendo spunto dalle vicende del Magnifico e del fratello Giuliano. Lasciando da parte i macro-episodi della storia politica del tempo, conosciamo meglio l’anima di Giuliano e Lorenzo, con le loro fragilità, le insicurezze e difetti.
Cosma e Maso hanno una visione opposta di Lorenzo, da una parte l’uomo deciso, forte e austero che ha reso Firenze immortale…
“Sgraziato nell’aspetto ma imponente nell’animo, era nemico acerrimo dell’ozio accidioso, riuscendo a primeggiare in svariate discipline, e diventare un politico arguto, nonché un letterato sopraffino.”
…dall’altra…
“accentratore e un po’ narciso, faceva il passo più lungo della gamba, si accorgeva con ritardo della disonestà dei suoi agenti all’estero, che gli rubavano i profitti, accollandogli le perdite”.
Giuliano, meno addentro alla questione politica è più incline all’arte, al sentimento e all’amore. Un amore che lo travolge per la bella Simonetta Cattaneo, maritata con Marco Vespucci.
La morte della sans par, come venne appellata per la sua incredibile bellezza, è un duro colpo per il giovane Medici che non nasconde il proprio dolore anche davanti al marito tradito.
A botta calda, fu come una colonna caduta a terra. Abituato a vivere nella spensieratezza, non s’era capacitato che la sorte gli avesse estorto tutto. Destriero di razza ma senza briglie, non provò imbarazzo nel mostrarsi frale come una tela di ragno. Pensò che la sorte l’avesse frodato e ne fu smarrito.
Beatrice Torreggiani pende dalle labbra di Cosma il quale le racconta le vicende di una storia impossibile, a cui i due amanti si rifiutano di rinunciare. Un’attrazione che grazie ai loro incontri si trasforma presto in qualcosa di più, in un gioco di seduzione che l’autrice inscena con dialoghi d’altri tempi. E come se il fluido d’amore scorresse da Giuliano e Simonetta a Cosma e Beatrice, le due storie si sovrappongono diventando un tutt’uno.
Adriana Assini ci parla di Giuliano e Lorenzo descrivendo le opinioni che al tempo erano sulla bocca di tutti i cittadini di Firenze. La famiglia Medici amata e odiata, osannata e osteggiata. La città divisa in fazioni, in un crescendo di tensione che porterà alla famosa congiura dei Pazzi, la domenica del 26 Aprile 1478. Il punto saliente e più toccante del libro, che ho letto d’un fiato con la smania di saperne di più, nonostante conoscessi bene la vicenda.
La risposta di Cosma a una Beatrice sgomenta al racconto della congiura, è semplice ma carica di significato.
“Che resta, dunque, di quella domenica d’Aprile?” recriminò lei, sconfortata.
“L’immarcescibile condanna per chi osò il sacrilegio”.
Un libro che rende merito a una delle pagine più importanti della storia d’Italia, con l’eleganza e la classe che contraddistingue l’autrice nei suoi scritti. Voglio chiudere la recensione con la citazione riportata nella quarta di copertina perché emblematica, non solo della vicenda di cui parliamo, ma della Storia in generale.
“Non si cancella l’orrore con qualche secchiata di acqua lustrale. Le pietre non giudicano, ma trattengono la memoria dei fatti di cui sono state spettatrici”
Una innegabile verità che perpetua nei secoli.
Copertina flessibile: 189 pagine
Editore: Scrittura & Scritture (13 giugno 2019)
Collana: Voci
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8885746152
ISBN-13: 978-8885746152
Link d’acquisto cartaceo: Giuliano e Lorenzo. La primavera dei Medici