Trama
Venezia, 1509: Zorzo Cigna, detto Giorgione, trascorre il suo tempo creando quadri e affreschi in preda a un’euforia causata dalla dipendenza dall’oppio. Nutre un amore segreto per Cecilia, la tenutaria del più apprezzato bordello veneziano, che incontra di notte in gran segreto. Durante il Carnevale, viene svegliato in piena notte da una triste notizia: il suo amico fra’ Placidio è rimasto vittima delle fiamme che hanno colpito l’ospeal del bersaglio vicino alla chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Accorre sul luogo dell’incendio e qualcosa non gli torna; potrebbe trattarsi di un atto doloso e fra’ Placidio potrebbe essere stato deliberatamente ucciso. E un uomo lì presente, che sembra guardarlo con interesse, non promette nulla di buono… Zorzo Cigna comincia a indagare e quando una serie di incendi colpisce la città e lui stesso si trova minacciato, capirà che la verità potrebbe cambiare per sempre il destino della Serenissima. Una Venezia rinascimentale inedita, violenta e segreta, fa da sfondo a una vicenda dai risvolti cupi, dove nulla e nessuno è mai come appare.
Recensione a cura di Roberto Orsi
Un thriller o un romanzo storico ambientato a Venezia ogni tanto lo devo leggere. Anzi direi quasi regolarmente. Un po’ come quel ristorante dove l’atmosfera è accogliente, il personale è gentile e i piatti sono sempre prelibati. E in quel ristorante sai che dovrai tornare prima o dopo.
Come ho già avuto modo di dire in altri articoli, il romanzo storico ambientato a
Venezia “gioca facile”. La
scenografia è un palco perfetto per le storie che aspettano solo di essere raccontate. Spesso non serve nemmeno ricorrere alla fantasia, in virtù delle vicende realmente accadute legate alla storia della Serenissima Repubblica.
Guido Sgardoli ci regala
un thriller dalle temperature bollenti, nel vero senso della parola. Il fuoco e le fiamme colorano lo sfondo delle scene descritte dall’autore.
Un’ombra oscura si aggirava per Venezia soffocandola. Da mesi alle sue orecchie giungeva il sibilo di un vento che montava senza tregua, un’aria nera e mortifera che tentava d’infilarsi tra i pertugi del potere.
Ombre scure che si aggirano tra le calli veneziane mettendo a repentaglio l’ordine costituito e il governo della Serenissima. I complotti in una città come Venezia sono all’ordine del giorno: quale Doge non ha dovuto affrontare fazioni nemiche, di nobili famiglie pronte a tutto per prendere il potere della città lagunare?
In questo romanzo le forze che muovono contro il governo della città rimangono celate dietro un’
identità misteriosa. Mercurius, il burattinaio che muove le fila della possibile congiura, a capo della Confraternita dei Figli del Fuoco di Azot, sfrutta i servigi del Malnato, enigmatico personaggio giunto dal Nord Europa con una missione ben precisa.
Un demonio d’uomo del tutto privo di pietà e tormenti, sfuggente, indecifrabile, simile al fuoco che con grande maestria egli mostrava di padroneggiare: pericoloso e utile, ma estremamente difficile da contenere.
Ed è proprio il fuoco l’elemento naturale che lega le sorti dei personaggi e le vicende di questa Venezia cinquecentesca.
Una serie di incendi sconvolge la vita dei cittadini, lasciando più di una vittima nella laguna. Una di queste è Fra’ Placidio, amico e tutore di Zorzo Cigna, detto
Giorgione, importante esponente della scuola pittorica veneta. Zorzo non crede fin da subito alla fatalità e decide di andare a fondo nell’indagine, autonomamente, mettendosi anche contro alcuni personaggi di spicco tra gli uomini di governo.
Il
fuoco come elemento purificatore, il primo dei quattro elementi fondamentali secondo le cosmogonie occidentali e le tradizioni alchemiche dell’antichità. Incendi indomabili, terribili e terrificanti, qualcosa di mai visto prima.
Il fuoco era lo strumento di cui abbisognavano, il mezzo attraverso il quale attuare la Rinascita, e nessuno sapeva controllarlo, domarlo e abilmente servirsene quanto il Malnato.
Un modus operandi quello dei complottisti che si rifà direttamente alla locuzione latina “Divide et impera” secondo cui il miglior modo di ottenere il potere su un popolo è dividerlo, provocare rivalità interne, faide e discordie fomentando il senso di astio e disagio, da cui trarre indiscutibile vantaggio.
Il fine ultimo è superiore ad ogni altra questione e solo dal caos è possibile generare un nuovo ordine, secondo il principio cosmogonico per il quale ogni rigenerazione abbisogna di una distruzione.
La figura del
protagonista, Zorzo, risulta riuscita e molto interessante. Sgardoli lo disegna come un
uomo enigmatico al punto giusto, che fa breccia nel cuore di Cecilia, una delle tante cortigiane dell’epoca.
Un uomo con un peso sul cuore. Un uomo angustiato da oscuri demoni. […]
Aveva qualcosa nel cuore, chiuso in uno scrigno di cui lui stesso probabilmente non possedeva la chiave. Mistero e genialità si combinavano in lui in una perfetta alchimia, un connubio che aveva intrigato Cecilia, portandola laddove non avrebbe creduto o voluto: innamorarsi
Il Giorgione si trova coinvolto in questa situazione incresciosa che segna la vita della città dall’interno, impegnata anche a fronteggiare l’
imminente attacco delle forze francesi ormai al confine. La descrizione degli avvenimenti e i collegamenti tra le alte cariche di Governo della Repubblica, abilmente descritti e spiegati in questo romanzo, sono resi limpidi dall’immagine evocativa utilizzata dall’autore:
Era una catena. Il trucco consisteva nel togliersi dalla fila un istante prima che toccasse a te.
Fratellanze segrete da cui è impossibile uscire se non incontrando una morte atroce. Legami forti come acciaio, in un gioco di potere da cui non si può fuggire. Le tinte del
Rosso veneziano, colorano le pagine di questo romanzo, lasciando dietro di sé la disperazione della morte e la cenere di ciò che era e ora non è più. Qualcuno deve fermare questa atrocità prima che sia troppo tardi e la violenza passi il segno.
Pagine: 320
Editore: Fanucci (16 gennaio 2019)
Collana: Timecrime
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8866880892
ISBN-13: 978-8866880899
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