Un delitto di regime diviene delitto di stato quando il primo richiede al secondo una prova di sottomissione, di illecito asservimento per estorcene la complicità funzionale…E così mi sono ritrovata catapultata negli anni ’20 -’30. Il linguaggio d’altri tempi (che non nego all’inizio mi ha un po’ spiazzata), la precisione quasi maniacale nelle descrizioni fisiche e ambientali, la visione di un’Italia diversa, dove ancora ci si ritrovava tutti in piazza o al bar del paese per festeggiare… un altro mondo. All’inizio ho fatto fatica a trovare il “passo” giusto, amo l’avventura, le azioni rapide, la suspance. Qui invece il lettore troverà tempi più allungati. Le auto viaggiavano lente, potevi metterci mezza giornata per fare poche centinaia di km, anche i personaggi e la storia non sono veloci, si prendono il loro tempo. Per un vestito si andava dalla sarta, in un atelier, dove la moglie di Mari, Iolanda, lavora e si è resa donna indipendente ed emancipata; per la musica si andava in un locale o all’Opera, ogni momento era scandito da precisi luoghi e modi di comportarsi, abiti ed etichetta. Mari non è anch’egli un uomo “veloce”: ragiona, pensa, si appoggia al suo bastone (compagno di vita e testimone dei suoi dolori fisici), ci rende partecipi dei suoi pensieri, tenendo in sottofondo la musica o la corsa del Giro d’Italia, dove la fatica, l’arrancare sono le costanti per uno sport che oggi è meno famoso proprio per la sua lentezza. Ma la lentezza ha un guizzo nel tenente Barbetti: giovane, sano, anima moderna di Mari, che lo aiuta a tenere i fili dell’indagine e della sua coscienza. E in tutto ciò Toscanini che cosa centra? Toscanini era diventato molto amico di Rinaldi e stavano progettando insieme la sua fuga all’estero, per evitare di subire pressione dal regime fascista. I fascisti, disprezzati da Rinaldi, lo osservano con un misto di fastidio e ammirazione. Mussolini avrebbe perfino voluti sottoporgli il caso della figlia Anna Maria, che lui però rifiuta di trattare: allora si disse per sgarbo al Duce, ma forse perché consapevole di non poter farci nulla. Il dottor Rinaldi, di estrazione decisamente agiata, è esistito veramente: nella sua piccolezza di medico di paese aveva scoperto una cura rivoluzionaria per svariati problemi ortopedici, richiamando personaggi famosi da ogni parte del mondo, come gli stilisti Ferragamo e Gucci e il pianista Horowitz.e facendo diventare Piazze una specie di punto di raccolta per la “bella vita” di quel periodo… purtroppo il suo omicidio ha portato via la cura (di cui non ha mai rivelato la ricetta) che magari oggi avrebbe portato sollievo e guarigione a molti. Il colonnello Mari anch’esso è in un certo modo esistito: richiama la figura del generale Michele Iannarone, zio dello scrittore, che fu responsabile dell’intelligence del Fronte Militare Clandestino di Liberazione e Comandante del Primo Raggruppamento, a fianco del colonnello Lanza di Montezemolo. La misteriosa morte del medico suggerisce dapprima un movente affaristico: Rinaldi si sarebbe rifiutato di rivelare il segreto della sua cura a un’industria farmaceutica, ma, viste anche le modalità dell’assassinio, altri ci vedono una vendetta d’ impronta fascista. Un cold case su cui indagare, con evidenti manovre per insabbiare il tutto; in fin dei conti la Storia si ripete. Copertina rigida: 381 pagine Editore: Piemme (6 febbraio 2018) Collana: Piemme Lingua: Italiano ISBN-10: 8856663066 ISBN-13: 978-8856663068 Link d’acquisto volume cartaceo: Il complotto Toscanini Link d’acquisto e-book: Il complotto Toscanini
Trama
Piazze, provincia di Siena, 1935. È notte quando la quiete immobile della cittadina toscana viene squarciata da un grido. Di fronte alla folla riversatasi in pochi istanti tra le vie, il corpo inerme di un uomo ucciso da una serie di violente percosse: si tratta di Alberto Rinaldi, solo all’apparenza un comune medico di provincia. In realtà, un luminare della medicina del tempo. Grazie alle sue cure miracolose, infatti, tra i suoi pazienti si annoverano personalità di spicco in Italia e in Europa, fino in America.
Malgrado l’attenzione dei giornali e della famiglia della vittima, però, le indagini e il processo si rivelano una farsa, nulla viene chiarito dalla giustizia e tutto scivola nell’oblio. Quattordici anni dopo, nel 1949, il presidente della repubblica Luigi Einaudi vuole conferire la nomina di senatore a vita al grande compositore e direttore d’orchestra Arturo Toscanini. Sul passato del maestro, però, c’è un’unica ombra: il suo nome compare tra i documenti dell’indagine per l’omicidio di Rinaldi, e in quella delicata fase storica di transizione repubblicana è necessario che nessun personaggio pubblico abbia scheletri nell’armadio.
Ma perché la morte di Rinaldi ha a che fare con Arturo Toscanini? Che cosa legava lo scienziato e il maestro? E perché una nuova indagine potrebbe far emergere un coinvolgimento di Toscanini in quella morte spaventosa? Il colonnello Luigi Mari, figura eroica dell’antifascismo liberale, affiancato dal giovane tenente Barbetti, viene incaricato di far luce su un mistero che dura ormai da troppo tempo. Tra depistaggi, colpi di scena e congetture fruttuose, Mari cercherà di scoprire una verità che in molti hanno voluto celare.
Recensione di Donata Beretta
Mi sono lasciata intrigare da questo libro non tanto per il periodo storico, che in genere non amo, ma dalla presenza della figura del grande direttore d’orchestra Arturo Toscanini: personaggio “enorme” dal punto di vista musicale, complicato a livello caratteriale, che non ha mai voluto assoggettarsi a nessuno, ma anche schivo e all’apparenza burbero. In cosa poteva mai essere coinvolto un musicista di fama mondiale?
Gli Anni Quaranta sono un momento complesso e difficile per la neonata Italia: la Guerra in corso o appena finita, il fascismo che esiste o è appena stato apparentemente sconfitto; le ombre che si allungano sui primi sprazzi di luce e di ritorno alla normalità.
Il colonnello Mari, ufficiale in congedo per infermità dopo un’azione di guerra, nel 1949 viene coinvolto dalle alte sfere della nuova Repubblica Italiana in un’indagine top-secret, dove l’indagato è proprio il famosissimo direttore d’orchestra. Come mai lui, personaggio di fama internazionale, si trovava nel minuscolo paesino di Piazze (in Val di Chiana) la notte dell’omicidio del dottor Alberto Rinaldi?
Bisogna assolutamente dirimere l’ingarbugliata matassa in tempi brevi giacché il Presidente Einaudi vorrebbe eleggere senatore il Maestro Toscanini e l’ombra dell’omicidio non può offuscare tale onore. Ma le ombre sono molto di più di quelle che appaiono; il delitto Rinaldi nasconde altro, come in una moderna storia di illeciti che vediamo ogni giorno in TV. La malavita è sempre esistita, solo aveva altri nomi.