Trama
Primavera del 1938: Adolf Hitler e Benito Mussolini cementano le basi della loro funesta alleanza. Preludio simbolico dell’asse è la visita del Führer in Italia: Roma, Napoli e, per ultima, Firenze. Pochi giorni prima dell’arrivo dei due dittatori sulle rive dell’Arno, però, viene scoperto il cadavere di una prostituta. Un caso ordinario, a prima vista. Eppure gli esponenti fiorentini del regime iniziano a tremare… Affetto da un’inguaribile curiosità «professionale», il giovane capitano dei Carabinieri Bruno Arcieri, appena arrivato a Firenze da Milano, dà inizio a un’inchiesta testarda, più volte ostacolata da personaggi oscuri. Colpo di scena dopo colpo di scena, delitto dopo delitto, Arcieri, nel nome della giustizia, dovrà ingaggiare un’ultima, disperata battaglia contro il colpevole e, allo stesso tempo, contro le tragiche condotte squadristiche che hanno avvelenato la vita quotidiana e politica del nostro Paese durante il ventennio nero. Serrato e documentato romanzo storico dalle tinte gialle, “Nero di maggio” segna l’atto di nascita della figura di Bruno Arcieri, la sua prima avventura, l’esordio di una lunga serie di indagini che, attraverso l’evoluzione del personaggio, darà modo a Leonardo Gori, e ai suoi lettori, di ripercorrere decenni cruciali della storia italiana.
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
In “Nero di maggio”, ambientato a
Firenze nella
primavera del 1938,
Leonardo Gori narra la prima indagine del capitano dei Reali Carabinieri
Bruno Arcieri, uno dei suoi personaggi più famosi.
Arcieri, insieme al maresciallo Carruso, è chiamato a investigare sui brutali omicidi di due prostitute minorenni, ritrovate sull’argine dell’Arno, nonché sul il rapimento di una ragazzina ospite di un orfanotrofio gestito da suore.
Nelle stesse settimane in cui vengono compiuti questi atti di violenza, il capoluogo toscano si barda a festa per ricevere, il 9 maggio 1938, unitamente al loro seguito,
Adolf Hitler e Benito Mussolini. L’occasione è il suggello di quella che si rivelerà essere un’infausta alleanza: da quel momento, infatti, l’Italia precipiterà inesorabilmente verso l’abisso della
Seconda Guerra Mondiale. Un momento decisivo e tragico della nostra storia.
Arcieri viene momentaneamente esautorato dal suo incarico investigativo in quanto “assegnato” come agente di scorta al “gerarca”, un personaggio che resterà anonimo per tutto il libro. Solo nelle note finali l’Autore svelerà chi sia il gerarca fascista al quale si è ispirato. In ogni caso, e nonostante resti senza nome, il “gerarca” è perfettamente tratteggiato, risultando il personaggio di spicco del romanzo: è affascinante, carismatico, un intellettuale borghese e raffinato, amante dell’arte, ma anche un fanatico esaltato dagli ideali più estremi del fascismo.
Alla fine degli anni trenta, per una felice scelta del caso, Firenze era tornata a essere la culla dell’intellettualità nazionale, con le sue molte riviste letterarie e i suoi cenacoli, e il caffè delle giubbe rosse … Eugenio Montale, direttore del prestigioso gabinetto Vieusseux, era un po’ la figura centrale di quel consenso di anime elette. … (il gerarca sosteneva) Come letterati, avete il dovere di accorgervi quando avvengono dei cambiamenti epocali. E questo è uno di quelli.
Il “gerarca” incarica il capitano di svolgere un’indagine privata, per suo conto: Arcieri dovrà investigare circa il misterioso omicidio di Aldo Foschi, ricco possidente pistoiese, avvenuto negli Anni Venti del Novecento, quando in città era in atto una guerriglia tra fascisti e comunisti.
Si scoprirà che le due indagini sono collegate tra loro…
Sarebbe riduttivo definire il suddetto romanzo un “thriller” di ambientazione storica; anzi, è vero il contrario:
il contesto storico è predominante e, al suo interno, si inserisce il “giallo”, ovvero la parte delle indagini e delle investigazioni.
Con stupefacente cura e dovizia di particolari, Leonardo Gori fa rivivere la fibrillazione dei giorni concitati alla vigilia dell’”Incontro”, descrivendo la Firenze partecipante al corteo, il delirio della folla, le parate spettacolari tese a osannare il Regime in fastose celebrazioni.
Gli uomini più potenti e pericolosi d’Europa erano come sospesi sul fragile balcone di un palazzo trecentesco. Incarnavano i terrori e gli odi del mondo intero, eppure apparivano quasi vulnerabili, come se un soffio di vento più impetuoso potesse farli volare via e cambiare così la storia del Novecento. La folla era letteralmente in delirio.
Il romanzo è un palcoscenico aperto su un periodo nero della nostra storia, una cornice oscura all’interno della quale Leonardo Gori imbastisce un giallo ben articolato e avvincente e che richiede la massima attenzione da parte del lettore per seguire le indagini parallele e il filo nascosto che le unisce; ma anche per seguire i fatti storici che ne rappresentano il contesto.
La lettura è scorrevole, il ritmo molto sostenuto e il linguaggio ben curato. Un mix intrigante tra la fantasia dell’Autore e i fatti realmente accaduti. Fatti che, inevitabilmente, vogliono portare il lettore alle giuste considerazioni.
Ancora oggi faccio fatica a comprendere il ruolo delle folle inneggianti il Regime. Come è potuto accadere?
Qualcosa, radicalmente, mutava direzione. Gli anni trenta, in buona parte spensierati e leggeri, correvano a precipizio su una nuova e ancora inconoscibile strada, verso scelte terribili e destini segnati, lasciando inconsapevoli le folle, indecisi e perplessi gli intellettuali, e forse ignari gli stessi politici. La primavera fiorentina cambiava le carte in gioco non solo per l’Italia, ma per l’Europa e il mondo, e si avvicinava inesorabile per tutti l’ora di scegliere finalmente fra l’opportuno e il vero, fra la vita e l’abisso, fra il bene e il male. Era la fine del quieto vivere borghese all’ombra del fascismo.
Copertina flessibile: 303 pagine
Editore: TEA (6 settembre 2018)
Collana: Narrativa Tea
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8850248342
ISBN-13: 978-8850248346
Link d’acquisto volume cartaceo: Nero di Maggio
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