Narrativa recensioni

Arpaïs. La memoria delle anime imperfette – Sabrina Ceni

Trama

Può la spada dell’esercito crociato estirpare il male che si annida in terra cristiana? Può la verità scampare al fuoco dell’Inquisizione e sopravvivere nella memoria di una ragazzina?

Roma, 25 marzo 1199. Papa Innocenzo III emette la bolla “Vergentis in senium”, con la quale equipara l’eresia al reato di lesa maestà. Si dà così inizio a una crociata nel Sud-Ovest della Gallia per estirpare il morbo dell’eresia catara. I feudatari del Nord e il re di Parigi rispondono all’appello del pontefice ed espropriano le ricche terre occitane del Sud, annettendole al nascente Regno di Francia.

16 marzo 1244, quarantacinque anni dopo. Montségur, castrum pirenaico, ultimo baluardo della resistenza occitana. La vita al villaggio, le speranze di un popolo attraverso gli occhi di una bambina che cresce tra le rovine del proprio mondo. Con sé, porta un segreto da custodire a costo della vita. La memoria di un antico manoscritto sacro andato perduto. L’eredità degli antichi filosofi pre-romani sopravvissuta nel cristianesimo delle origini. Arpaïs è il riflesso imperfetto di una luce lontana che squarcia il buio per rivelare la verità celata da secoli di menzogne.

Recensione a cura di Roberto Orsi

La verità vi farà liberi…. conoscerete la verità. E la verità vi farà liberi

Una frase tratta dal Vangelo di Giovanni. Uno dei precetti più importanti della dottrina catara, ripetuto più volte all’interno del romanzo.

Sabrina Ceni ci racconta una delle pagine più tragiche del Medioevo: la crociata contro i catari nel sud della Francia.

A Montségur, il 16 Marzo 1244, su cinquecento catari la metà venne arsa sul rogo. Una delle più grandi stragi nella storia del cristianesimo. Una guerra iniziata circa cinquant’anni prima con la bolla papale “Vergentis in senium” emessa da Innocenzo III, una crociata indetta da cristiani contro altri cristiani, forse l’unica.

L’eresia catara si caratterizza per un concetto di dualità che contrappone il bene e il male, luce e tenebre, spirito e materia. La materialità terrena è un male da cui liberarsi progressivamente nel cammino della vita per aspirare a quella perfezione dell’anima ed elevarsi verso il divino attraverso lo spirito. Anche Dio è diviso in due: un Dio malvagio, Creatore della terra e di tutto ciò che materialmente lega l’uomo alla sua esistenza, e un Dio buono al cui cospetto arriverà l’anima redenta e scevra da ogni concetto terreno. Il consolamentum, sacramento battesimale della dottrina catara concesso a gran parte della popolazione in punto di morte, garantiva l’assoluzione di tutti i peccati commessi e liberava l’anima dai legami con il mondo materiale e malvagio per definizione.

Nel libro di Sabrina Ceni troviamo personaggi realmente esistiti come Raymond de Péreille, signore di Montségur, il quale aveva accolto in quel periodo moltissimi catari che sfuggivano agli eserciti del Papa e trovavano rifugio nel castello sulla rocca.

Il villaggio appariva sospeso, incastonato tra le rocce e le chicanes che difendevano i fianchi della montagna. Tutto attorno, la natura selvaggia la faceva sentire protetta. Quella era la sua casa. Quello era Montségur

L’uccisione dei due inquisitori domenicani, Arnaud Guilhelm de Montpellier e Étienne de Narbonne, nel 1242 ad Avignonet, è la goccia che fa traboccare il vaso. Il pretesto che porterà alla strage, quell’assedio che, simbolicamente almeno, segnerà la fine dell’eresia catara nel sud della Francia. Tra le pagine del libro si respira quella tensione spasmodica che precede una battaglia, ma con il brutto presentimento di avere la peggio. Arpaïs è giovane, quasi incredula di fronte al destino crudele che le si sta approssimando. Di fronte a lei, dall’alto della rocca, l’esercito nemico:

“La montagna è l’unica barriera tra noi e l’abisso”, pensò mentre con le orecchie tese cercava l’ululato del lupo. Ma, quella sera, l’animale non si fece sentire.

Arpaïs deve mantenere una promessa fatta alla madre. Il tesoro dei catari, quegli insegnamenti di vita così preziosi, va preservato e tramandato.

Ogni albero buono fa frutti buoni, mentre l’albero guasto fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero guasto frutti buoni

Sono pagine anche crude talvolta, quelle scritte da Sabrina Ceni in questo romanzo. Il valore del senso di appartenenza spicca sugli altri. Appartenenza non solo ad una fede religiosa, ma forse più ad una comunità in cui ci si riconosce. Troviamo scene molto toccanti, di battaglie, di morti ma soprattutto di profonde digressioni filosofiche. Il racconto, molto fedele a quanto si conosce di questa vicenda, è permeato di una dolcezza che lascia quasi straniti, considerando quanto crudele sia stata questa tragedia.

Una scrittura leggera e aggraziata, come se lo spirito del catarismo, avesse guidato la mano dell’autrice nella stesura del romanzo.

Editore:Ali Ribelli Edizioni

Anno edizione: 2020

In commercio dal: 1 ottobre 2020

Pagine: Brossura

EAN: 9788833466989

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