Trama
La spettacolare uccisione, nel cuore del Cairo, di Eleazar Shapira, custode della sinagoga Ben Ezra, mette in luce una terrificante verità: tre antiche sette, sorte in momenti storici diversi, si sono risvegliate dal polveroso torpore per annientarsi a vicenda. Per una circostanza fortuita, Salvatore Mondello inizia ad indagare, ma la sete di verità prima e la paura dell’irreparabile dopo, fanno emergere dal buio radici assai lontane. La storia prende il sopravvento, impone di essere conosciuta e interpretata.
Un filo unico si snoda tra le guerre giudaiche narrate da Giuseppe Flavio e la diaspora conseguente alla distruzione di Gerusalemme e di Masada. Un cammino ininterrotto, che si rigenera tra le vicende dei califfi Fatimidi e il loro regime sciita-ismailita, propenso alla convivenza pacifica tra le religioni. Un legame ferreo che lo stesso califfato porta in Sicilia grazie al più valoroso dei suoi uomini, lo schiavo Jawhar ibn Abd Allah, divenuto fondatore di una delle città più popolose del mondo: il Cairo. Un vento sferzante che rivolta le pagine dei preziosi documenti ritrovati all’interno della Ghenizah della sinagoga Ben Ezra e batte impetuoso sull’operato delle famiglie componenti la comunità ebraica di Caltanissetta.
Sono gli scritti del Sommo Poeta e le vicende delle nobili famiglie pisane scese in esilio in Sicilia a percorrere un lungo tratto della medesima via, congiungendosi con il tragico destino degli ebrei dell’isola, obbligati all’ennesimo esodo firmato dai cattolicissimi re di Spagna Ferdinando e Isabella. Una corsa infinita che filtra tra gli scritti dello storico siciliano Michele Amari e quelli di Sigmund Freud, fino a sprofondare tra le cocenti sabbie della Valle dei Re e compiersi ai giorni nostri, con le teorie di Robert Feather.
Recensione a cura di Flavia Zaggia
Cosa collega tra loro l’omicidio di un custode di una sinagoga con quello di tre bambine e numerosi abitanti di un piccolo paese della Sicilia? Cosa hanno in comune una setta segreta e dei Sicari venuti dall’oriente? Che cosa può unire il comune di San Cataldo all’Egitto… e, soprattutto, perché un giovane carabiniere appena trasferito si trova al centro di un intrigo internazionale?
Queste sono solamente alcune delle domande che mi sono posta nel corso della lettura di questo libro. Confesso che all’inizio ero molto scettica sul fatto che potesse piacermi ma devo subito confessare che mi ero sbagliata. Si tratta di
un libro corposo, composto di 541 pagine, il che potrebbe deporre a suo svantaggio e portare il lettore a non voler cogliere la sfida di una lettura piuttosto lunga.
Secondo me invece vale la pena di iniziare la lettura e lasciarsi trasportare.
Ai colori del tramonto guardò il profilo della sua città, adagiata sulle colline dell’entroterra. Irrequieta sella appoggiata sul dorso di un cavallo stanco, San Cataldo aveva inizio dal pizzo Corano e ondeggiava giù, per poi risalire e abbracciare il Giorgibello…. Desiderava infilarsi tra i viottoli stretti e nascosti, dove i vecchi, per sempre lontani da ogni forma di insolente innovazione, se ne stavano seduti davanti all’uscio di casa su sedie impagliate e malconce, ad appropriarsi di un soffio d’aria gradevole.
Un libro che mi ha stupito e la cui bellezza sta nel fatto che leggendolo si ha la sensazione di affrontare contemporaneamente più viaggi.
Prima di tutto un
viaggio nella meravigliosa terra siciliana. San Cataldo, il paese in cui si svolgono le vicende contemporanee della storia, si trova in provincia di Caltanissetta e l’autore lo descrive benissimo portandoci all’interno delle sue chiese, nei vicoli, nelle zone meno abitate e più nascoste facendo entrare il lettore nel “piccolo mondo” che questo paese rappresenta e nelle complesse e non sempre limpide relazioni che legano i suoi abitanti.
Poi un
viaggio nel tempo con una continua alternanza tra vicende che si svolgono ai nostri giorni e che si intrecciano con quelle avvenute nell’antico Egitto migliaia di anni fa, un viaggio che ci porta nei luoghi più belli al momento della loro massimo splendore e ce ne racconta la storia. Si cammina nella Valle dei Re, nel tempio di Luxor, tra le Piramidi di Giza e si resta incantati leggendo la storia di Faraoni, eserciti e conquiste.
Era una continua carovana di genti miste, un perpetuo andirivieni di cammelli, dromedari, cavalli, asini, carri trainati e schiavi incatenati. Uno sconfinato e polveroso caravanserraglio in perenne disordine. Di datteri e ulivi ne erano pieni i giardini e nel suq – ben spartito dalle cooperazioni – tra le spezie e le ceramiche, tra pregiate stoffe intessute d’arte geometrica e i vetri colorati, i commercianti avevano persino l’ardire di mettere in vendita scimmie curiose e leoni affamati. Le merci traboccavano da ogni angolo, le vie adombrate abbondavano di droghieri, di venditori d’olio e di grano, di armieri e di cesellatori, di tessitori e di vasai.
Un libro che parla anche della
Bibbia, di Mosè e degli Ebrei in Sicilia che, anche se arrivati prima dei Cristiani e dei Musulmani, furono costretti a convertirsi per non essere cacciati e furono chiamati Marrani e obbligati a cambiare non solo la loro religione ma anche il loro cognome.
E questo ci introduce ad un altro tipo di viaggio che il lettore si trova ad affrontare e che non va sottovalutato, ma che risulta anzi particolarmente interessante: il
viaggio nell’etimologia delle parole. È stato affascinante scoprire come moltissimi dei termini in uso nel dialetto siciliano siano legati e derivino da parole di altre lingue e come i contatti con gli arabi, i normanni, i francesi, gli spagnoli, abbiano introdotto modi dire e parole che si sono fuse perfettamente fino a creare una lingua vera e propria.
Insomma, un libro che va letto con calma e con attenzione per gustare e memorizzare le tantissime informazioni che contiene e soprattutto per riuscire a cogliere gli indizi seminati qui e là tra le pagine che permettono di seguire le indagini che porteranno alla soluzione finale del mistero.
Si, perché quello di Salvatore De Paola è anche un
gran bel libro giallo in cui i protagonisti si muovono sul filo del rasoio, in cui ci sono continui colpi di scena e nulla è scontato. Il buon ritmo della narrazione e la scrittura scorrevole e semplice fanno di “Il monte delle giare” un libro piacevolissimo da leggere perfetto per gli amanti del giallo storico.
Copertina flessibile:541 pagine
Editore:Vertigo (6 agosto 2018)
Collana:Approdi
Lingua:Italiano
ISBN-10:886206599X
ISBN-13:978-8862065993
Link d’acquisto volume cartaceo: Il monte delle giare
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