Gislebertus hoc opus fecitSignifica “Gislebertus ha fatto”. Questa è la frase che si trova sul portale della Chiesa e citata nel libro. Non ci sono molte notizie biografiche su questo artista e l’autore Daniele Cellamare gioca su questo. Non sapevo che questo artista fosse vissuto realmente e in questo modo ho potuto scoprirlo e ammirare le opere a lui attribuite. Anche solo dalle immagini e leggendo le descrizioni delle opere riportate dall’autore sembra che le figure assumano vita propria trasmettendo emozioni come l’angoscia raffigurata ne “Il Giudizio Universale”. Mi è piaciuto molto il modo di Daniele Cellamare di trascinare il lettore nella storia. Ho letto le vicende di Pierre sperando che potesse realizzare il suo sogno e creandomi il mio finale che in realtà non si è del tutto realizzato. L’autore, attenendosi a vicende storiche reali, ha costruito, anzi ha inserito, la sua storia e i suoi personaggi. Riesce a renderli reali e a non creare discrepanze nel racconto. Il personaggio che più di tutti mi mancherà è Denice, primo amore di Pierre. Mi mancherà per il suo animo che ho sentito tanto vicino al mio, timida e romantica. Sognatrice fin dal primo incontro con Pierre e timorosa del futuro. Nella vita, come in questo libro, cercando di non svelare troppo: se Pierre avesse deciso di fuggire in un altro stato o se avesse preso una strada diversa come sarebbero andate le cose? Quanto sarebbero cambiate dentro di lui ideali e scelte nel corso del libro? A voi, buoni lettori l’ardua sentenza dopo un bel viaggio nel passato. Buona lettura! Copertina flessibile: 350 pagine Editore:Tempesta Editore (4 marzo 2018) Collana:Tempesta racconta Lingua:Italiano ISBN-10: 8885798004 ISBN-13: 978-8885798007 Link d’acquisto: La fortezza di Dio
Trama
Una storia che parte dalla Cattedrale di Autun e da una misteriosa firma: Gislebertus. Pierre, giovane scalpellino tormentato da una vita piena di incognite che per sfuggire a un destino già segnato si rifugia nella cupa fortezza del Krak dei Cavalieri, seguendo la Povera Milizia di Cristo. Bernardo da Chiaravalle, le nuove eresie, il Vangelo di Giuda, i Catari e le lotte in Terra Santa renderanno quest’opera serrata e piena di tensione. Romanzo pieno di riferimenti storici realmente accaduti, affiancati da altri nati dalla mente dello storico Cellamare, faranno da cornice ad aspetti e personaggi della Povera Milizia di Cristo poco conosciuti.
Recensione a cura di Sara Quiriconi
Ognuno di noi lettori storici ha un periodo, o più di uno, che ama in modo particolare. Io adoro il periodo medioevale, i castelli con cavalieri e dame, i templari, ma anche streghe e civiltà antiche. In questo libro si parla di templari.
Quello dei Cavalieri del Tempio è un ordine religioso cavalleresco nato per proteggere i numerosi pellegrini che affrontavano il viaggio per raggiungere la Terra Santa, per visitare e pregare a Gerusalemme. Purtroppo questi venivano assaliti e derubati per le continue guerre tra cristiani e islamici scoppiate dopo la prima crociata indetta nel 1096. L’ordine venne ufficializzato nel 1129 con la Regola monacale redatta da Bernardo da Chiaravalle. Questi monaci avevano un doppio ruolo e suscitavano perplessità e diffidenza. Si dedicavano anche all’agricoltura e alla gestione dei beni dei pellegrini arrivando così a costituire il più avanzato e capillare sistema bancario dell’epoca. Bernardo da Chiaravalle stilò la Regola: ossia le norme da seguire per chiunque volesse entrare a far parte dell’ordine. Si ispirò a quella della comunità cistercense per quanto riguarda la parte della vita quotidiana aggiungendo indicazioni sull’arte della guerra e della lotta armata agli infedeli.
Da semplice amante del periodo immaginavo Bernardo in modo diverso dalle descrizioni che ho trovato, ma dopo un po’ di ricerche posso affermare che molte cose forse le vedevo tramite l’anima troppo romantica; lo immaginavo meno duro. Nei testi letti fino ad ora me lo immaginavo sì deciso, ma che usasse più il cuore. In questo romanzo viene fuori rigido e severo, lato che certamente faceva parte di lui.
La nostra storia però la viviamo a fianco di Pierre dal momento che inizia a lavorare come scalpellino alla costruzione della Cattedrale di Saint Lazare.
Pierre si trova alle dipendenze di un grande capomastro dell’epoca, Gislebertus, artista che collaborò alla decorazione e alle opere presenti nella Cattedrale.