Antichi misteri Il Medioevo Viaggio nella storia

I segreti dei Templari – Regole di ammissione all’ordine

Vi diamo il benvenuto in questa nuova rubrica targata TSD! Ringraziamo l’autore Luigi Nardi per aver preparato per tutti noi, quattro articoli molto interessanti sull’ordine di cavalieri più enigmatico e misterioso della storia: i Templari! 

I segreti dei Templari

rubrica di Luigi Nardi

1° appuntamento – Regole di ammissione all’Ordine

L’ordine dei cavalieri Templari nacque in Terrasanta, presumibilmente intorno all’anno 1119, quando Hugues de Payns e altri otto compagni d’armi scelsero come ragione di vita la protezione dei pellegrini lungo le strade per Gerusalemme. L’evoluzione di quella minuscola congregazione fu precoce, sebbene non priva di difficoltà e conflitti interni, e raggiunse l’apice grazie all’intercessione di influenti personaggi, reali ed ecclesiastici. Una particolare commistione di fattori e coincidenze favorì ricchezza e potere, attirò invidie e gelosie, e per quanto il suo fondatore avesse fatto e predicato onde proclamare povertà, castità e obbedienza quali requisiti fondamentali, l’ordine irruppe in quel preciso periodo storico con tutto il vigore del suo ministero, l’intraprendenza dei suoi Maestri, la vastità delle sue risorse e l’ambiguità dei suoi misteri. Oggi scopriremo insieme chi erano coloro che potevano essere ammessi alla famiglia dei Templari. Martin Bauer, uno dei maggiori studiosi della storia degli ordini cavallereschi europei, afferma che occorrevano alta moralità e rettitudine, requisiti richiesti dalla confraternita, ma che d’altro canto non si poteva essere troppo rigidi poiché ogni uomo disponibile era necessario. I Templari resero relativamente facile l’entrata temporanea ma pretesero una condotta irreprensibile durante tutto il periodo di prova, e dopo l’accettazione definitiva provvedeva la rigida disciplina a impedire qualsiasi forma di insubordinazione. Le modalità di ammissione sono riportate in numerosi documenti, dalla prima versione del regolamento dei Templari fino a un testo del XIV secolo, pochi anni prima del processo contro l’ordine. Testo che, proprio nell’ambito del detto processo, sarebbe stato preso in consegna dalle autorità francesi per chiarire e interpretare i principi d’accoglienza nell’ordine. Il regolamento si rivolgeva a tutti quei cavalieri di qualsiasi estrazione sociale che si fossero pentiti della loro vita peccaminosa e volessero diventare i prescelti di Dio. Di fatto, almeno nei primi tempi, i Templari reclutarono volentieri cavalieri scomunicati che però, prima della loro adesione, dovevano aver ricevuto l’assoluzione da parte di un vescovo. Poi, all’inizio del XIII secolo, inasprirono i criteri: un aspirante non doveva essere solo cavaliere ma anche figlio legittimo di un cavaliere. In Terrasanta venivano presi in considerazione soprattutto uomini che, dopo il completamento del loro impegno di crociati, dimostravano sincerità e consapevolezza nel dichiarare che sentivano ancora l’esigenza di servire il Signore e dedicare la vita alla difesa del Santo Sepolcro. Il regolamento proibiva di accogliere bambini, sia che si presentassero personalmente alle commende, sia che fossero offerti dagli stessi genitori come “doni”. In merito alla domanda di adesione di una recluta, la decisione spettava al Consiglio, con una sola eccezione: nel caso in cui un Maestro incontrasse un moribondo, il cui ultimo desiderio consistesse nell’essere accettato nell’ordine, egli avrebbe potuto soddisfarlo. Se però, contro ogni aspettativa, questo fratello fosse guarito, sarebbe stato tenuto a rinnovare il suo voto davanti al Consiglio. In cosa consisteva la cerimonia di accettazione? Solo raramente i singoli Templari, in quanto persone, hanno lasciato traccia nella storia, e gli atti del processo contro la confraternita nel XIV secolo ci forniscono spiegazioni sull’esperienza personale di alcuni cavalieri al momento del loro ingresso. Uno di questi, cita sempre Bauer nel suo testo Il mistero dei Templari, un certo Gerardo di Caux, testimoniò in occasione del suo interrogatorio nel 1311 di come si fosse svolto il procedimento della sua accettazione, avvenuto nel 1298. Dopo la messa mattutina nella sede dell’ordine, il Maestro lo condusse, insieme ad altri due confratelli, in una piccola stanza accanto alla cappella. Qui, due Templari gli si avvicinarono e gli chiesero: “Desiderate entrare nell’ordine e desiderate prendere parte alla sua opera laica e spirituale?” Gerardo rispose affermativamente e uno dei Templari proseguì: “Voi aspirate alla grandiosità. Del nostro ordine vedete solo lo splendore esterno, voi vedete quanto bene mangiamo e beviamo, voi vedete i nostri begli abiti e credete che vi aspetti una vita confortevole insieme a noi. Questo perché non conoscete le regole severe che valgono per l’ordine. E’ un grande passo quello che progettate: voi, che siete stati i padroni di voi stessi, diventate i servitori di un altro, poiché solo raramente potrete fare ciò che desiderate. Desiderate dimorare in Occidente e vi si manda in Terrasanta, volete andare ad Akkon vi si spedisce a Tripoli (…). Se volete dormire, noi ordiniamo di vegliare, e qualche volta se volete rimanere svegli, vi mandiamo nel vostro letto, perché possiate riposare”. Tutto ciò avrebbero dovuto sopportare i fratelli, per il loro onore, per la salvezza e il benessere dell’anima. Il Templare, poi, controllò se avessero adempiuto alle condizioni formali per l’accettazione, perché solo se il candidato non era fidanzato, sposato, indebitato, scomunicato o membro di un altro ordine, poteva entrare a far parte dell’ordine. Da quel momento in avanti, ogni recluta avrebbe dovuto dimostrare capacità fisica e giurare di seguire i precetti dettati dalla Chiesa cattolica e di non appartenere a nessuna religione eretica. In seguito, gli aspiranti ebbero a disposizione un breve periodo di riflessione al termine del quale vennero condotti nuovamente davanti al Maestro per pronunciare questa formula: “Signore, siamo venuti davanti a voi e ai fratelli, che sono con voi, per chiedere la nostra ammissione nella comunità dell’ordine”. Il Maestro invitò i tre a confermare ancora una volta le risposte appena date e a prestare giuramento su un “certo libro” (n.d.r.):“Voi dovete giurare a Dio e alla Vergine Maria che obbedirete sempre al Maestro del Tempio, che rispetterete la castità, gli usi e costumi dell’ordine, che sarete nullatenenti e avrete solo ciò che vi darà il vostro superiore, che farete tutto il possibile per preservare ciò che è stato conquistato nel Regno di Gerusalemme, che non vi troverete mai dove si uccide illegalmente un cristiano, lo si rapini o lo si derubi dell’eredità. Se vi vengono affibbiati beni del Tempio, giurate di vegliare attentamente su di essi. Promettete inoltre che mai e in nessuna circostanza abbandonerete l’ordine senza la benedizione dei vostri superiori”. Con il completamento del giuramento l’accettazione nell’ordine era conclusa e il Maestro annunciò: “Noi accettiamo voi, i vostri padri, le vostre madri, due o tre amici di cui desiderate la partecipazione all’opera spirituale dell’ordine, fino alla fine dei vostri giorni”. In seguito il Maestro fece rialzare i tre nuovi fratelli e li baciò sulla bocca. Anche il cappellano e i testimoni presenti diedero loro questo bacio, che simboleggiava l’accettazione nella comunità. Poi il Maestro prese da parte i tre enunciando loro le più importanti regole quotidiane , e li congedò con le seguenti parole: “Andate, Dio vi renderà migliori”. Fino alla singolare formulazione con il giuramento su un “certo libro”(n.d.r.), questa cerimonia non dà in alcun modo l’impressione di essere misteriosa e si pone l’interrogativo sul perché siano potute nascere tante speculazioni sul rituale di accettazione nell’ordine. Dal punto di vista odierno, il bacio del Maestro sulla bocca delle nuove reclute appare un po’ sorprendente, tuttavia è preso, come molti altri elementi della cerimonia di accettazione, dal rituale del giuramento feudale, nel quale rappresenta un importante simbolo di pace. Nella dichiarazione di Gerardo di Caux appare sorprendente qualcosa di ben diverso: come già menzionato, il regolamento stabilisce espressamente che il Gran Maestro non avrebbe potuto nominare nuovi fratelli senza il Consiglio. Gerardo però fece il suo giuramento solo davanti al Maestro e ad alcuni testimoni. Una chiara trasgressione alle regole. Tale dettaglio fornisce ragioni per credere che diverse altre confessioni scaturite principalmente durante il processo ai Templari (e che rappresentano tuttora una delle pochi fonti cui attingere per definire le norme dell’ordine) potrebbero essere state falsate o condizionate, oppure interpretate per fini precisi. Un dubbio che la Storia non ha ancora risolto con assoluta verità…  
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