Nel 2019 ricorre il 500esimo anniversario dalla scomparsa di uno dei più grandi geni della storia dell’Umanità: Leonardo da Vinci.
L’intento di “Thriller Storici e Dintorni” è quello di creare una serie di articoli dedicati a questo grandissimo personaggio per permettere a tutti voi di conoscerlo meglio nel corso dei prossimi mesi. Si è scritto davvero di tutto su di lui, dai saggi ai romanzi che lo coinvolgono, fino ai thriller storici che tanto amiamo.
Nelle prossime settimane vi proporremo molte curiosità sulla figura di Leonardo Da Vinci oltre a tante informazioni utili in merito alle iniziative previste per tutto l’anno in Italia e a suggerimenti di lettura che potrebbero esservi sfuggiti.
Ma prima conosciamolo meglio attraverso le sue parole….
Sono nato di Sabato, era il 15 Aprile 1452, in un piccolo borgo toscano, Vinci, nelle campagne tra Empoli e Pistoia. Mio padre Piero mi ebbe da un rapporto illegittimo con donna Caterina di Anchiano.
Mio nonno Antonio ricorda l’evento con queste parole:
«Nacque un mio nipote, figliolo di ser Piero mio figliolo a dì 15 aprile in sabato a ore 3 di notte (secondo il calendario gregoriano era il 23 aprile alle ore 21.40). Ebbe nome Lionardo. Battizzollo prete Piero di Bartolomeo da Vinci, in presenza di Papino di Nanni, Meo di Tonino, Pier di Malvolto, Nanni di Venzo, Arigo di Giovanni Tedesco, monna Lisa di Domenico di Brettone, monna Antonia di Giuliano, monna Niccolosa del Barna, monna Maria, figlia di Nanni di Venzo, monna Pippa di Previcone».
Crebbi nella famiglia paterna e a sedici anni, dopo la morte del nonno Antonio, ci trasferimmo a Firenze. Quale magnificenza esplose nei miei occhi alla vista di quella città! Firenze, con il suo fervore culturale e artistico mi rapì. La famiglia Medici la stava trasformando in quella che sarebbe diventata la culla del Rinascimento. Era impossibile rimanere indifferenti a tale splendore.
Già curioso di natura, l’arrivo a Firenze non fece altro che ingigantire la mia propensione verso le discipline artistiche, andando a sposarsi con la capacità di osservare la natura, di ammirarne la beltà, di carpirne i segreti e trasformarli in cognizioni scientifiche.
Mio padre mi indirizzò alla bottega del Verrocchio: devo tutto al Maestro, che mi accolse come un figlio e mi insegnò le basi della professione. Ricordo con piacere e un dolce sorriso sulle labbra gli altri allievi di questa bottega che ci instradava sulla via dell’arte, del disegno, della scultura e della pittura: Sandro Botticelli, Perugino, Domenico Ghirlandaio e Lorenzo di Credi, per citarne alcuni che sicuramente conoscete.
I miei primi lavori sono stati creati proprio in questa bottega del Maestro Verrocchio: la Madonna del Garofano per farvi un esempio o l’Annunciazione che potete oggi ammirare al Museo degli Uffizi.
Devo molto di quanto sono stato anche a Lorenzo De Medici, uno dei più grandi Signori della Storia. La partecipazione al Giardino di San Marco mi consegna le prime conoscenze a livello scultoreo, completando la mia formazione in campo artistico.
Ma l’ambiente fiorentino dopo qualche anno iniziò a starmi stretto, sentivo l’esigenza di cambiare vita e dedicarmi a nuovi progetti. Milano fu la mia destinazione, alla corte del Duca Lodovico Sforza, a cui recai in dono una lira, in parte a forma di testa di cavallo, cosa nuova e bizzarra, ma che garantiva un suono pari a nessun altro. Nella mia nuova vita milanese volli dedicarmi alle costruzioni belliche, all’ingegneria militare e civile, mettere le mie conoscenze scientifiche al servizio del Duca.
Milano non era Firenze, e Firenze non era Milano. La mia nuova città era totalmente aperta verso le novità scientifiche e tecnologiche, mentre la città dei Medici era rimasta ancorata alle sue ascendenze filosofiche e letterarie. Io, che mi sono sempre definito “omo sanza lettere”, in quel momento ero più a mio agio nel Ducato di Milano.
Ed è qui che viene alla luce il mio capolavoro più ammirato, da ogni parte del mondo: l’Ultima Cena conservata nell’ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al Santuario di Santa Maria delle Grazie.
Ma pochi anni dopo fui costretto ancora ad errare nel nord Italia tra Mantova, Venezia e Roma (Milano fu presa d’assalto dalle truppe Francesi) e successivamente tornai a Firenze, dopo circa 20 anni. La città era cambiata: Lorenzo il Magnifico era morto, il figlio Piero cacciato e la repubblica restaurata con a capo Pier Soderini. Alle luci della ribalta ora era un giovane di nome Michelangelo Buonarroti: non corse mai buon sangue tra me e lui, visioni diverse, che ci volete fare.
Ah già… dimenticavo! In questi ultimi anni dipinsi un’opera che verrà ricordata nei secoli successivi al pari o forse più del Cenacolo: “La gioconda”. Forse ne avete sentito parlare…
Vi ho riassunto in breve la mia vita, ricca di avvenimenti, di opere e di invenzioni. Tanto ancora ci sarebbe da dire e da illustrarvi ma vi devo lasciare per il momento. Tornerò a trovarvi per parlarvi ancora di me…a presto!