Trama
Una coppia giovane, due figlie, un paesino, degli amici, tante difficoltà e la voglia di farcela. Sembra una storia di oggi. Invece… è ambientata nella
prima metà del Novecento.
“Torniamo all’antico, sarà un progresso!” diceva Giuseppe Verdi. Ed ecco allora un romanzo che ci ricorda le nostre radici. Chi siamo e quanto ci è costato arrivare fin qua.
Il pane sotto la neve è un romanzo di narrativa popolare, ambientato “da qualche parte sulle colline dell’Emilia, al confine con la Lombardia, dove la provincia di Piacenza abbraccia la provincia di Pavia.” È la saga di una famiglia contadina dai primi del ’900 fino alla primavera del 1945. Si racconta della prima guerra mondiale, della fatica del lavoro in campagna, delle figlie che crescono e si fidanzano. Dell’arrivo della seconda guerra mondiale, della Resistenza. E dei nipoti: chi parte soldato, chi diventa partigiano. Un mondo e una felicità fatti di piccole grandi cose. Tra politica e apparizioni della Madonna, canzoni degli alpini e orgoglio partigiano, la musica di Verdi e le passeggiate lungo il Po, innamoramenti inattesi e le gare ciclistiche di Bartali e Coppi, le recite di Natale in parrocchia e un bicchiere di vino all’osteria. Un romanzo sulla famiglia e per tutta la famiglia. Un romanzo “trasversale”, che si rivolge sia agli adulti che ai ragazzi. Il linguaggio è semplice ed essenziale, come lo è la gente di cui si racconta.
Molte cose sono vere. Molte altre sono verosimili. Ci sono parti drammatiche e parti umoristiche. Come nella vita. Questo romanzo è il primo della
Saga della Serenella. La serenella (o lillà) è un fiore semplice e profumatissimo. È il mondo contadino, la famiglia, la primavera dell’anima. È il simbolo di ciò che è buono e vero. Di un mondo pulito e schietto. Ma tutto questo lo potrete capire, veramente, solo leggendo le storie della gente nata là, sulle colline al confine tra Emilia e Lombardia, nella terra dove cresce la serenella.
“La libertà, per ora, riposa sotto la neve. Ma arriverà la primavera… e non sarà solo il grano a germogliare.”
Recensione a cura di Flavia Zaggia
Se si è davvero fortunati a volte capita, e questa è una di quelle volte, di trovare nella propria vita di lettore dei libri che ti cambiano, quei libri che emozionano e che non lasceresti mai.
Il pane sotto la neve è uno di questi.
Tutto inizia nel 1897. La prima immagine che si forma davanti agli occhi del lettore è quella di due ragazzi che si incontrano davanti al parroco del paese per rendere ufficiale il loro fidanzamento. Lei si chiama
Cesira, ha 15 anni e un santino della Madonna stretto tra le mani, lui si chiama
Tino, di anni ne ha 17 e arriva davanti alla chiesa “vestito da festa” con in mano un mazzetto di serenella. Sono giovani, poveri materialmente ma pieni di un sentimento d’amore reciproco così forte da essere certi di voler sfidare il futuro insieme. E lo faranno.
Queste sono le prime scarpe nuove che ha da quando è nato. Gli sono toccate per pura fortuna; erano in un pacco per i poveri donato alla sua famiglia dalla parrocchia e in casa sua era l’unico a cui andavano bene. Scarpe di cuoio; nere con un bordo bianco. Fino ad allora Tino non aveva mai sentito il profumo del cuoio nuovo…….Erano l’unica cosa elegante che aveva, in una vita fatta di miseria.
Sì, perché la
miseria, quella vera, è una presenza costante che ci accompagna sottobraccio in tutta la storia. Ed è proprio dalla miseria, che accomuna tutti i protagonisti, che nascono i sentimenti forti, legami indissolubili; è nell’affrontare le difficoltà che un’intera comunità trova la forza per sopravvivere, per superare i tanti momenti bui ed è la consapevolezza di non avere più nulla che fa nascere l’unione.
Gente di poche parole quella raccontata dall’autrice, “
schietta come il freddo del mattino”, gente che non ha tempo da perdere in discorsi futili, che lavora nei campi, che cerca a fatica di non far mancare mai anche solo un misero piatto di polenta con il latte o poche patate per cena alla propria famiglia, che ha poco tempo per il romanticismo, ma che proprio per questo apprezza
ogni piccolo attimo di felicità per accennare qualche passo di ballo durante una festa nell’aia, per seguire il Giro d’Italia, per sedersi sorridendo una volta l’anno d’estate a mangiare una pallina di gelato o per assaggiare stando seduti davanti al camino un pezzetto di torrone al cioccolato comprato con i pochi risparmi.
Il pane sotto la neve è un libro che parla di nascita e di morte, di famiglia e di guerra, di piccole gioie e di disperazione, di amicizia e di amore.
È una lettura che non può lasciare indifferenti. Per chi come me non è più giovanissimo è un libro che fa riaffiorare quei ricordi che sonnecchiano dentro di noi, che crediamo di aver dimenticato e che invece sono lì pronti a tornare come se il tempo non fosse passato.
Mi è sembrato di leggere ogni pagina ascoltando la voce di mia nonna che, ormai tanto tempo fa, raccontava ad una nipote un po’ incredula e forse anche distratta, cosa aveva significato per lei “vivere la guerra”, quanto fosse difficile trovare un posto sicuro dove rifugiarsi durante i bombardamenti e come l’incertezza di non poter avere un domani avesse condizionato il suo modo di essere, di vivere e di pensare.
“Ho passato tutta la vita a guardare il cielo….Per coltivare la terra, c’è da sperare sempre che piova quando serve bagnare il raccolto e che ci sia il sole quando c’è da lavorare. Se piove troppo, marcisce tutto. Se non piove, si secca tutto. Sempre li a guardare il cielo per vedere che ne sarà di te e della tua famiglia; se riuscirai a dar da mangiare a tutti o no. E ora, ora sono qua a guardare il cielo per vedere se arrivano aerei bombardieri”.
La semplicità della scrittura è una delle cose che ho apprezzato di più; modi di dire, proverbi, filastrocche, frasi in dialetto si inseriscono perfettamente tra le righe e rendono ancora più verosimile tutto il racconto. I capitoli sono brevi, alcuni brevissimi, ciascuno con un titolo che è un flash su quello che succederà,
i protagonisti sono pennellati in tutte le loro sfumature, tanto che spesso sembra quasi si materializzino davanti ai nostri occhi e ci parlino direttamente.
Vanessa Navicelli ha scritto in modo scorrevole ed emozionante la storia difficile di una famiglia “qualsiasi”, una famiglia come tante che potrebbe, perché no, essere la famiglia di ognuno di noi e lo ha fatto con amore e delicatezza, con voglia di comunicare le emozioni che ha provato mentre la storia prendeva forma nella sua mente, riuscendo a dare vita ai racconti delle persone che ha incontrato e sono state protagoniste loro malgrado di un periodo storico terribile che ci appare oggi così lontano.
È un libro in cui si sorride e ci si commuove, che fa riflettere noi tutti sull’importanza della memoria, che mette in primo piano
il valore delle piccole cose, che ci ricorda quanto sia preziosa la famiglia e che arricchisce il lettore. Un libro che arriva dritto al cuore e che non può lasciare indifferenti.
Da non perdere.
Copertina flessibile:254 pagine
Editore:Createspace Independent Pub; 1 edizione (24 novembre 2017)
Collana:Saga Della Serenella
Lingua:Italiano
ISBN-10:9781979994217
ISBN-13:978-1979994217
ASIN:1979994218
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