Trama
Roma, 1996. La giornalista e fotografa Cordelia Malandri viene inviata a Triora, un borgo nell’entroterra ligure, per scrivere un servizio sulla feroce caccia alla streghe avvenuta nel 1587. Lì conoscerà Massimiliano, un ex insegnante di storia, e Bianca Maria, l’ultima discendente delle streghe di Triora, che le farà rivivere gli eventi di quell’anno drammatico raccontandole della carestia che mise in ginocchio il paese, della la quale vennero accusate le donne “sapienti”, additate come “bagiue”, ovvero streghe. Tra le vittime la giovane Angelina Clavenna. La sua storia, il suo amore impossibile per Tommaso Carrega, la prigionia e le torture subite, fanno di lei la vera protagonista del romanzo che, pagina dopo pagina, rivela il legame tra Angelina e Cordelia, i fili dell’odio e dell’amore, del passato e del presente che si intersecano fino all’unico epilogo possibile.
Recensione a cura di Sara Valentino*
Triora è uno dei borghi più belli d’Italia, oggi! Ci sono stata, ho voluto fortemente andarci e visitarlo. Perchè? Non saprei dire, un richiamo forse o semplicemente la nomea che ha oggi: “paese delle streghe”.
Notoriamente quando si pensa al periodo buio in cui essere donna ed essere una curatrice, ma anche essere solo donna, era pericoloso, non si può che pensare a Salem. Eppure molte nostre valli hanno subìto questo periodo di nero assoluto, di ignoranza e superstizione unite alla malvagità che, non me ne vogliate, bisogna ammettere è insita nel genere umano.
Così fu anche in Liguria a Triora nell’anno 1587, quando una terribile carestia, ha voluto che la gente del luogo iniziasse a guardarsi l’un l’altra con paura, in quel borgo tra i boschi, nelle valli a 800 mt d’altezza che ancor oggi conserva un’aura paradisiaca.
“Vi sono notti di fine estate che portano una sorta di presagio dell’inverno e, nonostante il caldo, può presentarsi una feroce foschia autunnale.
L’aria diventa più umida e scura e instilla nell’animo un senso di freddo e di desolazione, come un ricordo di inverni passati, come la paura di un futuro pieno di ombre”
Gli inquisitori di Genova e di Albenga insieme a Girolamo dal Pozzo furono chiamati a verificare e a indagare sul fenomeno che crebbe a dismisura: prima venti, poi trenta donne denunciate e il numero continuò a moltiplicarsi, ad aumentare a dismisura. Purtroppo alcune morirono per le torture indicibili a cui dovettero sottostare, altre furono veramente bruciate.
Eufemia Griffo, si informa, legge e studia questa storia e la storia di Bianca Maria (nome inventato, ma personaggio realmente esistito), Isotta Stella e Franchetta Borelli per dare ancora una volta la possibilità a queste donne di riscattarsi, di raccontarsi e raccontare la verità.
“Parlate di loro, e fate sapere a tutto il mondo che erano semplicemente delle donne. Fatele rivivere”
Il romanzo si svolge su due piani temporali: il 1996 e il 1587 appunto. L’autrice si “serve” di Cordelia Melandri, fotografa e giornalista di una prestigiosa rivista romana, inviata dal suo capo, Ascanio Mariani, a indagare proprio a Triora. La rivista avrà un articolo su Triora e sarà firmato da lei, la migliore, Cordelia.
Cordelia non sa ancora che questo, come ogni altro viaggio, la cambierà, cambierà la sua vita e non potrà essere mai più quella di prima.
“A Cordelia sembra di vederla, immaginarne i pensieri, toccarne le lacrime, quelle poche che ancora hanno la forza di solcarle il volto. Non osa nemmeno immaginare tutta quella crudeltà gratuita, architettata per cancellare in maniera sistematica generazioni di donne e bambine”
Giungendo a Triora, girovagando per le vie strette di questo antico borgo, che conserva ancora il profumo di un tempo, gli odori del bosco, incontra un giovane del luogo: Massimiliano. Grazie alla compagnia dell’uomo non si sentirà certo sola nel dieci giorni in cui sarà forestiera. E’ incredibile come ancora oggi, passati oltre quattrocento anni, si possa sentire la sofferenza che emanano i luoghi, le volte e gli anfratti che sono stati muti testimoni di efferati “delitti”, perchè di questo si è trattato.
La giovane verrà quindi in contatto con Bianca Maria, che è una diretta discendente di Brigida e Angelina Clavenna, madre e figlia che furono condannate per stregoneria e la cui storia, in questo romanzo, viene raccontata; pur trattandosi di due personaggi inventati, vi assicuro che impersonificano alla perfezioni chi i torti mostruosi li ha subiti sul serio.
“Il silenzio è una lama di coltello che penetra nel cuore, tranciandolo da parte a parte”
In fondo, chiudendo questo romanzo, chiudiamo dei cerchi, come per la magia in realtà. Cordelia avrà il suo articolo, ma tornerà a Roma? E Angelina Chiavenna con il suo tormentato amore, amore puro, che travalica le cortine del tempo, troverà pace?
E’ vero quando dicono che chiudendolo rimane un po’ di malinconia nel dover lasciare i personaggi, che sono diventati amici ma che ci permettono di guardare nell’animo umano ancora una volta. Se è vero che le “streghe” di Triora hanno trovato la pace perché la loro voce è giunta sino a noi, ora ci resta questo fardello da portarci dietro, come la gerla sulle spalle.
Sagome di carta è la prima parte del titolo perché, in effetti, questo siamo state. Annientate, deturpate, denudate, seviziate e poi bruciate. Quanto davvero gli inquisitori sono stati degli appartenenti alla chiesa e quanto invece aguzzini spietati? Quanto hanno riversato sulle povere donne la loro frustrazione, quanto hanno usato i nostri corpi cercando di cancellarli pensando che in questo modo le loro pulsioni animali svanissero? Chi era il vero demonio?
*Le foto che impreziosiscono questa recensione sono state scattate da Sara Valentino durante la sua visita al paese di Triora nell’estate 2018.
Copertina rigida: 224 pagine
Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (22 agosto 2018)
Collana: Historica
Lingua: Italiano
ISBN-10: 883328140X
ISBN-13: 978-8833281407
Link d’acquisto: Sagome di carta. Le streghe di Triora