La città del jazz – di Vania Russo
Trama
Un crudele omicidio scuote un quartiere residenziale di una tranquilla provincia veneta. Il corpo di un noto jazzista degli anni dell’immediato dopoguerra viene ritrovato reclino, sui tasti del suo pianoforte.
Siamo nell’autunno del 1978, ma le indagini condurranno alla Genova dei primissimi anni Quaranta. Un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria, in una città protesa verso i suoni che provenivano da oltre oceano, unica via di fuga dal drammatico presente.
La città del jazz è una storia affascinante in cui la musica è protagonista assoluta. La scrittura risuona del jazz degli anni Trenta e Quaranta, ne rende le sfumature, la bellezza, le sonorità. Le voci del porto e i caruggi di Genova, fanno da splendida cornice a questo giallo avvincente che scorre veloce al ritmo di un’improvvisazione jazz.
Recensione a cura di Donata Beretta
Bello, intenso, veloce e lento, con lacrime fugaci… che però non ti danno il tempo di piangere veramente… come il jazz!
Wilhelm Gatti, figlio musicista di Ernesto Gatti (figura di spicco dei fascisti genovesi), suona jazz con i Gatti Neri in un periodo in cui era vietata qualsiasi cosa ispirasse all’essere straniero e diverso. Il jazz diventa uno dei pochi modi rimasti ai genovesi di andare contro al nazi-fascismo imperante e alla segregazione degli ebrei.
In questo libro, nato per raccontare un periodo duro e difficile della storia genovese, la musica è sovrana. Brilla, riluce, la senti risuonare nella tua testa grazie ad una capacità descrittiva dei suoni che mi ha lasciato stupefatta.
Questo è il libro dedicato all’udito, così come “Il profumo” di Suskind è dedicato all’olfatto.
Non è facile riuscire a descrivere il suono… Vania Russo ci riesce, senza mezze misure.
Ma può essere semplice per un musicista, squadrista per obbligo, innamorarsi di una cantante ebrea? Aprirsi all’amore nascondendo il suo vissuto? Può questo amore neonato resistere a tale rivelazione? L’amore per la musica e per Carla può redimere un’anima così divisa? Può una città decidere di accettare supinamente quello che la Storia le impone? Annullare la propria anima musicale e la presenza giudaica in nome delle nuove leggi razziali e della nuova repressione culturale che obbliga, ad esempio, a chiamare Louis Armstrong Luigi Braccioforte?
La storia, nel senso più tradizionale del termine, non è il fine del libro e neppure il mistery, il thriller: questo è un inno alla musica, che può far elevare l’animo, può essere il fine e il mezzo con cui andare contro la tua famiglia, le tue convinzioni e quelle che altri vogliono importi. Per la musica Genova (e tutta l’Italia) si ritrova a negare una parte di sé, oltre a sopportare la tremenda stretta militare a cui è sottoposta per la presenza del più grande porto d’Italia e ad essere sottoposta ad una massiccia “caccia” contro gli Ebrei, da sempre presenti in città.
I personaggi sono vivi, straordinariamente reali, divengono simboli: Wilhelm Cat Gatti e i suoi compagni sono l’emblema di tanti genovesi e italiani che si sono dovuti scontrare con qualcosa di più grande; Carla e suo fratello Cesare sono i simboli di una popolazione da sempre scacciata, segregata nei ghetti, nascosta, che anche dopo la Guerra continuerà a pagare per un periodo storico che l’ha decimata; Giacomo Smile Berretti è l’emblema dei mila italiani che non hanno subito ma si sono opposti all’ingiustizia…
L’ho letto in due sere, quasi di corsa, con una lacrima pronta a scendere, tutto d’un fiato, come quando ti ritrovi a correre per una discesa… qui tutto può accadere, anche che la vita venga a chiederti il conto dopo anni. Breve e intenso romanzo, sulla scia del sincopato.
Copertina rigida: 136 pagine
Editore: Diastema (6 luglio 2018)
Collana: Talia
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8896988578
ISBN-13: 978-8896988572
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