A cura di Roberto Orsi
Terza tappa del blog tour dedicato al nuovo romanzo di Mariangela Galatea Vaglio “Teodora – la figlia del Circo”. Dopo aver letto la recensione sul blog Chili di libri e conosciuto la protagonista Teodora con Il colore dei libri, oggi mettete in valigia vestiti comodi, freschi e leggeri… si parte per Costantinopoli!
Costantinopoli, l’odierna Istanbul, città sul Bosforo, dove le acque del Mar Mediterraneo si sposano con quelle del Mar Nero, è da sempre un crocevia fondamentale per il controllo delle vie di transito tra Oriente e Occidente.
Bisanzio fu fondata, intorno al 657 a.c. dai coloni di Megara, e fu così chiamata in onore del loro Re Byzas.
“Le leggende che raccontano la fondazione di Bisanzio da parte di antichi coloni greci dicono che quando Byzas, figlio del re di Megara, chiese all’oracolo di Delfi indicazioni per un luogo adatto dove fondare una colonia, il sacerdote di Apollo gli suggerì di recarsi dinanzi alla “Terra dei ciechi”. Byzas, sulle prime, non capì dove volesse indirizzarlo il dio. Ma, giunto a Calcedonia, città fondata sulla sponda opposta rispetto a dove sarebbe sorta Costantinopoli, capì che gli abitanti di quella città dovevano essere stati orbi se non si erano resi conto che il luogo migliore per un insediamento sarebbe stata la baia di fronte a loro. E lì infatti aveva fondato Bisanzio.”
La nuova Roma, così denominata dai contemporanei, garantiva un controllo più incisivo sui confini orientali dell’Impero rispetto alla vecchia Capitale dell’impero d’occidente ormai caduta in mano ai barbari. Costantinopoli era molto vicina sia alla penisola balcanica, costantemente minacciata dalle incursioni dei Germani, sia al fronte orientale, dove spesso si addensava la minaccia persiana.
Costantinopoli era considerata praticamente inespugnabile.
I generali dell’impero potevano contare su una doppia protezione, lato mare e lato terra.
La città sorgeva su una penisola delimitata a nord dal Corno d’Oro, una stretta insenatura che fungeva da porto e da riparo per la flotta imperiale. In caso di pericolo, lo stretto veniva chiuso con un sistema di catene che rendeva impossibile l’accesso ai nemici.
Nell’unico accesso via terra la città era protetta da mura. Le più antiche delimitavano la vecchia Bisanzio ed erano state erette nel II secolo d.C. da Settimio Severo.
Costantino ne fece costruire di nuove, più a ovest, includendo un territorio quasi triplo rispetto al precedente, e Teodosio II (401-450), di fronte a una rapida crescita della popolazione, dovette cingere il centro urbano con una nuova, più ampia cinta di mura.
Questa protezione permetterà a Costantinopoli di resistere nei secoli a decine di assedi, uno dei quali è anche raccontato nel libro “Teodora”, con il generale Vitaliano che proverà ad espugnare la città attaccandola dal mare con la propria flotta.
Costantinopoli sarà vinta solo nel 1453 dai turchi che faranno ricorso ai cannoni per abbattere le mura.
Costantino e i suoi successori abbellirono Costantinopoli con monumenti, palazzi e chiese, come quella dedicata a Santa Sofia, facendola diventare uno dei centri più attivi e vitali dell’impero e poi fulcro del mondo mediterraneo.
“Rispetto al caos in cui versa la Vecchia Roma, la Nuova Roma è un’isola felice in cui i commerci prosperano, la popolazione ha di che mangiare, bere e svagarsi e la vita è piacevole”
“Un dedalo di strade, di palazzi, di teatri, di edifici meravigliosi, alti, ricoperti di marmi scintillanti, di giardini, di fontane, di piazze con al centro statue dorate. E’ quella, la Città, ma non solo quello: è soprattutto gente, gente, gente, tantissima gente, con addosso vestiti di ogni foggia e colore, che pare sbucare dal nulla e riempire tutto, mentre zaffare di odori e di profumi speziati emanano da ogni dove, dalle ceste che le donne portano sul capo, dalle merci esposte sui banchi dei mercati, dappertutto.”
L’autrice ci porta per mano alla scoperta di questa stupenda città. Le vicende del suo romanzo ruotano attorno alla vita degli imperatori che si susseguono negli anni all’interno del Gran Palazzo. Intrighi di corte e sotterfugi, alleanze per la scalata al potere sono all’ordine del giorno nel Palazzo Imperiale. Si trattava di una vera e propria cittadella di 25 000 m² di superficie, che racchiudeva caserme, cortili, fontane, edifici destinati alle più varie funzioni, una ventina tra chiese ed oratori.
Ma uno degli ambienti più importanti dell’epoca, per la vita cittadina è sicuramente l’Ippodromo, sede dei giochi e delle rappresentazioni per l’intrattenimento della popolazione.
La costruzione dell’Ippodromo fu iniziata da Settimio Severo e completata da Costantino in tempo per l’inaugurazione ufficiale della città (11 maggio 330).
Nella sua versione definitiva, che risale sostanzialmente all’età di Costantino, l’ippodromo era una struttura architettonica a pianta regolare stretta ed allungata, di circa 450 metri per 123,50, orientata Nord-Est, Sud-Ovest, provvista lungo il perimetro interno, tranne sul lato d’entrata, di ampie gradinate che scendevano fino ad una canaletta d’acqua, punto di divisione fra i posti a sedere e l’arena.
Un passaggio conduceva direttamente dal Gran Palazzo al Kathisma, la loggia imperiale, dalla quale l’imperatore si presentava alla folla radunata nel circo per assistere alle gare.
Ed è proprio qui che inizia la storia di Teodora, la figlia del Circo. Qui incontra per la prima volta Giustiniano di cui leggerete meglio domani nella tappa del blog “Sogni di carta e altre storie”.
Le citazioni dal libro di Galatea Vaglio che ho segnato durante la lettura, sulle descrizioni di Costantinopoli sono tantissime. Non le riporto tutte per esigenze di articolo e perché non voglio togliere a voi il piacere di leggerle direttamente dalle pagine del romanzo.
Un romanzo fatto di persone, animato dai protagonisti della Storia, ma che senza il corollario paesaggistico sapientemente descritto dall’autrice, risulterebbe meno incisivo.