Il principe – Giulio Leoni
Trama
Imola, dicembre del 1502. Asserragliato in città con le poche truppe ancora fedeli, Cesare Borgia si trova a contemplare il tramonto di quello che è stato il suo grande sogno: dominare l’Italia intera. I capitani di ventura che lo hanno accompagnato fino a adesso lo hanno ormai abbandonato e ora si apprestano a tradirlo. Cesare è in preda alla disperazione, con la mente che vaga tra i fantasmi delle sue passate vittorie. Ma come fosse un segno di benevolenza divina, proprio in quel momento le vedette annunciano il ritorno di Leonardo da Vinci, l’uomo cui il duca Valentino ha affidato il compito di ideare nuove armi e di rafforzare le fortificazioni dei nuovi domini. Un’improvvisa luce di speranza si accende nella cupa fortezza in cui si è rifugiato. E non è solo l’offerta di innovativi e terribili strumenti di distruzione a risollevare l’animo di Cesare. L’arrivo del maestro riaccende anche quella fascinazione reciproca nata nel corso del loro primo incontro a Milano, anni prima. E il dialogo si trasforma in un confronto tra due concezioni del mondo apparentemente agli antipodi, sebbene entrambe soggiogate da un desiderio spasmodico di bellezza: bellezza nell’armonia del corpo e della sua rappresentazione per l’artista, bellezza nella forma di un grande progetto politico per il condottiero. Nella lotta comune contro ogni limite, che è stata la cifra delle rispettive esistenze, Cesare e Leonardo esplorano insieme le loro affinità e differenze. Ed evocando il ricordo delle battaglie passate, insieme con squarci della difficile giovinezza di Cesare e delle sinistre premonizioni della sua fine, prende corpo l’intuizione per superare con un colpo magistrale l’attuale difficoltà: quando Leonardo gli illustra il progetto della sua Battaglia di Anghiari e la grande allegoria della crudeltà umana che ne sarà il cardine, nella mente del Borgia si forma a poco a poco un affresco altrettanto maestoso, quello che sarà il capolavoro politico del suo genio spietato…
Recensione a cura di Alessandra Ottaviano
Questo romanzo mi ha dato non poche difficoltà per scrivere una recensione adeguata. La sua eccellenza mi ha sovrastata. Sono sempre stata affascinata da questo personaggio storico, negli anni ho letto innumerevoli romanzi e saggi su di lui. Questo, insieme a pochi altri, lo annovero tra i migliori. Una trama che sapientemente ti tiene incollata alle pagine anche per la struttura particolare, va a ritroso nel tempo cambiando spesso la temporalità dell’azione.
Castello della Magione, Oliverotto da Fermo, Vitellozzo Vitelli, Paolo e Francesco Orsini i capitani di ventura del Valentino, “i gradi della scala su cui si è innalzato” stanno congiurando alle sue spalle rosi dall’invidia per l’immenso potere acquisito dal Borgia che si appresta a diventare l’indiscusso principe di Romagna e sembra essere inarrestabile conquista dopo conquista. Mentre Cesare si prepara a fronteggiare questa ennesima difficoltà, si lascia condurre dal ricordo, il ricordo dei suoi trionfi, delle sue gesta, in compagnia del suo fidato braccio destro Miguel de Corella, il valenziano. Rimembra un incontro particolare, che in qualche modo lo ha segnato, nel 1499 alla corte di Ludovico il moro conosce Leonardo Da Vinci. Si fa piccolo al cospetto del grande maestro intento a dipingere il cenacolo nel refettorio di S. Maria delle grazie.
L’autore ci regala dei profondi dialoghi tra i due, sublimi disquisizioni sulla bellezza e sul senso dell’arte, sull’atrocità della guerra, sull’animo umano e i suoi abissi. Più volte si incontrano lungo il loro cammino, l’artista accetta di porsi al servizio del condottiero nei suoi scopi bellici, diventando architetto militare. Questo porterà a diverse e intense riflessioni tra queste due brillanti menti che si confrontano.
Cesare: “Forse in un’altra esistenza avrei voluto anche io cercare la bellezza nella suprema armonia delle forme perfette, come quella cui voi date vita.”
Leonardo:” Esiste una bellezza anche nell’atrocità.”
Cesare:”Forse sparirò anche io nel buio dei secoli. E il mio nome sarà cancellato come quello dei tanti vissuti senza sapere. Ma prima inciderò la storia della mia vita sul marmo, con uno scalpello di fuoco.”
Cesare ha dentro di se una smisurata ambizione, il suo ardito progetto è di unificare l’Italia sotto la sua egemonia, il modello a cui si ispira è il grande Alessandro Magno.
“Il condottiero straordinario, stratega e imperatore, signore del mondo conosciuto, colui che aveva afferrato con entrambe le mani l’oriente e l’occidente ….. secoli lo separavano dal greco, eppure sentiva che in qualche modo egli rappresentava una titanica premonizione del suo stesso essere, era certo che in qualche modo, avrebbe ripetuto le sue gesta nella terra d’Italia.”
Cesare animato da una sconfinata superbia è temuto e rispettato da tutti, è all’apice del suo trionfo, perfino Machiavelli lo sprona e lo esalta lo vede come “il principe” che può unificare il regno d’Italia.
“ Duca, la vostra spada cavalca nella storia, non nel regno delle parole. La vostra opera non ha bisogno della penna fantastica di un poeta che la illumini e la tempesti di ardite figure, perché paia maggiore di quel che sia.”
Anche il senatore veneziano Andrea Mocenigo lo teme, per il suo far terra bruciata al suo passaggio.
“ Ma non cadiate in inganno: dietro quei tratti seducenti si nasconde il temperamento di una belva.”
Giulio Leoni celebra l’ascesa e il tramonto di questo uomo fuori dal comune, superbo, arrogante e crudele sia con i compagni che con gli avversari, sia con le donne che con la sua stessa famiglia quando questa intralcia i suoi piani. L’epilogo è molto teatrale, la congiura ordita ai suoi danni si trasforma in una vera e propria messa in scena del famoso banchetto nella rocca di Senigallia. I congiurati periscono in una scena drammatica in cui spicca tutto il genio malefico del Valentino. L’autore fa partecipare anche Leonardo come muto spettatore di una grande opera d’arte in cui Cesare, da vittima designata si trasforma in carnefice assoluto.
“ Quando il colore dei miei dipinti sarà stato lavato dalle stagioni e nuovi eserciti avranno cancellato, sotto gli zoccoli dei loro cavalli, le tombe delle vostre vittime, quale differenza resterà tra la vostra distruzione e la mia arte? Saremo uguali nella gora morta dell’oblio, due nomi nudi, due fiati nel nulla.”
Mi permetto di dire che invece restano personaggi immortali soprattutto fino a che ci saranno autori che, con la loro superba penna, ne celebreranno le gesta e il genio. Un romanzo imperdibile.
Copertina rigida: 351 pagine
Editore: Nord (10 maggio 2018)
Collana: Narrativa Nord
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8842930830
ISBN-13: 978-8842930839
Link d’acquisto: Il Principe