Trama
1691. York è un’inquieta città di frontiera da poco annessa alla colonia della Massachusetts Bay, dove la legge è esercitata secondo una rigida morale puritana. Primogenita di Mary e Robert Walcott, capo della corporazione commerciale, Susannah è tormentata da un selvaggio bisogno d’indipendenza che la rende insofferente alle autorità e la porta a rifugiarsi negli antichi insegnamenti della sua vecchia nutrice indiana, Nagi, dalla quale ha imparato a scorgere in ogni cosa la profonda armonia del cosmo. Ma proprio il forte legame con la cultura dei nativi costa a Suze l’avversione dei suoi coetanei, che la accusano di essere strana, pericolosa, e per questo la schivano. Tutti tranne uno, il fragile e misterioso Angus Stone, che appare determinato a sfidare qualunque pregiudizio pur di averla. Le cose cambiano quando Robert viene inviato a Boston per presiedere il Congresso coloniale: mentre a York le stelle della ragione cominciano a spegnersi, Rob realizza di trovarsi nel mezzo di una spietata cospirazione tesa a inasprire odio e paura verso i “selvaggi”. Il conflitto tra coloni e nativi assume così il valore di uno scontro fra bene e male che coinvolgerà proprio Susannah, ignara custode di un grande segreto. “Si spengono le stelle” è un thriller sulla Nuova Inghilterra di fine Seicento, che indaga uno dei periodi più cupi della storia americana a colpi di incursioni nei temi classici della letteratura fantastica.
Recensione a cura di Sara Valentino
Avete mai camminato in un vecchio cimitero di notte, visto i fuochi fatui, sentito i brividi sapendo che oltre il visibile c’è qualcosa? Se tornassimo a vivere a stretto contatto con la natura, seguendo i suoi ritmi e se fossimo ancora capaci di guardare le stelle con gli occhi del cuore, sarebbe un mondo diverso.
Anno 1691. Siamo nel Maine e per l’esattezza nella piccola comunità di York.
“A York tutto ciò che era celato nel mondo invisibile veniva considerato sgradito a Dio”.
Questo è proprio uno dei punti da cui tutta questa storia prenderà il via: la grande devozione dei cittadini nei confronti di “Dio” o meglio di chi lo rappresenta in questo dedalo di mondo.
L’uomo bianco dimentica velocemente e così dimenticò che quando i primi coloni si trasferirono dall’Inghilterra al New England assieme agli indiani festeggiarono il loro primo giorno del ringraziamento, le loro regole rigide e austere gli fecero ben presto scordare che i primi padri puritani e le prime colonie sopravvissero al primo rigido inverno solamente grazie all’aiuto dei nativi che insegnarono loro ad adattarsi al luogo e a coltivare il mais.
Eppure i pellegrini, aiutati ad ambientarsi in parte delle terre dei Wamponoag, furono i precursori di quello che fu il più terribile genocidio della storia.
“La storia era molto diversa. A salvare la pelle dei primi coloni non era stato Dio, ma i Wamponoag (gli stessi che poi erano stati cacciati come bestie), i quali avevano mostrato ai pellegrini di William Bradford come coltivare il granturco e allevare i tacchini”
In questo clima scorre la vita degli abitanti di York, del reverendo Randall, di ragazzi e ragazze in cerca di un futuro e del loro posto nel mondo e della famiglia di Susannah, i Walcott.
Le prediche nella chiesa si susseguono e la paura inizia a piantare nel cuore degli uomini il seme della follia.
“Dovrete imparare a riconoscere il male che si nasconde dentro di voi, perchè il signore dice:-chi mi ama non cammina nelle tenebre-”
Suze, da sempre, è stata guardata con sospetto, ritenuta diversa, “strana”, la sua particolarità che tanto spaventa le genti è la sua natura selvaggia, il suo spirito di adattamento e il desiderio di “libertà” che, da un manipolo di schiavi delle regole, non poteva certamente essere apprezzata né compresa.
Nagi era la vecchia balia di Susannah e da lei imparò molte cose sull’invisibile e sull’affascinante mondo dei nativi, da lei apprese cosa significa essere felici, ma questo non poteva andare in accordo con le regole autoimposte dei coloni.
“Perchè hanno tutti paura di vivere felici?”
“Qualcosa si era rotto: all’improvviso i coloni avevano rinunciato alla spensieratezza; preferivano vivere nella vergogna di ciò che gli altri potevano pensare di loro, ed erano precipitati in una spirale di autocontrollo e inibizione che li aveva contagiati tutti”
Mentre Robert, il padre di Suze, viene chiamato a Boston, lontano da casa, dalla congregazione e dalla sua famiglia ,Angus Stone e sua figlia sembra possano avere quello che i tanti ragazzi agognano, l’amore ..già, quante forme di amore esistono?
Sapete, questo romanzo è ambientato in un’epoca lontana da noi eppure è ancora parecchio moderno, nel senso che c’è un sentimento che non è mai morto: l’invidia e la cattiveria; Suze è diversa, bella e “libera” questo sarà il moto precursore che porterà le sue coetanee a una cattiveria senza pari.
Io credo che le donne, bistrattate da sempre, avrebbero dovuto e dovrebbero ancora oggi essere amiche-sorelle, sostenersi a vicenda e invece il macabro desiderio ancestrale di supremazia dell’una sull’altra è ancora vivo oggi come allora.
“Gli uomini preferivano fingere di avere una morale piuttosto che sacrificarsi per averla davvero”
L’odio, genera paura, la paura genera follia e dilagano come un morbo strisciante tra gli abitanti di una congrega che vive pendendo dalle labbra del Reverendo Randall, un uomo spregevole, meschino che con Dio o con il Grande Spirito nulla avrebbe a che spartire.
“Erano davvero tempi difficili, ma ovunque guardasse vedeva solo indifferenza.”
“Si spengono le stelle” è il romanzo d’esordio di Matteo Raimondi, non mi è ben chiaro a che genere possa appartenere, è storico come ambientazione e l’autore si evince che abbia una preparazione considerevole sull’argomento, è un thriller perchè si legge senza sosta, tiene alta l’attenzione dall’inizio alla fine senza pausa alcuna, è anche horror perchè si leggono scene molto forti, lo stomaco ne risente, ma indubbiamente quello che rende così reali le scene è la consapevolezza che le stesse rappresentano orrori che vennero perpetrati realmente.
Credo anche che l’autore abbia voluto trasmettere un messaggio, o almeno è quello che ho appreso io al termine della lettura: quanto valore ha la nostra libertà di vivere e di esprimerci? e dove è finito il nostro spirito istintuale che ci è stato donato agli albori?
Io credo che Raimondi, che ringrazio tantissimo per la ricerca sulle usanze e soprattutto sulla visione che mi ha regalato degli indiani così dediti al Grande Spirito, così legati al ciclo della natura che porterebbe ancora noi, oggi, a vivere con consapevolezza in armonia e serenità, abbia voluto proprio regalarci questo spaccato di mondo che è davvero inusuale trovare nei romanzi.
Un romanzo, questo, che ha saputo risvegliare una parte del mio essere che pareva sopita, mi ha cambiata. Grazie.
“Aye”
Copertina rigida: 459 pagine
Editore: Mondadori (17 aprile 2018)
Collana: Omnibus
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8804687371
ISBN-13: 978-8804687375
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