Trama
Qualcuno, agli albori del 1700, suggerì al granduca Cosimo III de’ Medici “sinistre informazioni” su una congregazione che possedeva, da oltre un secolo, lo splendido monastero con chiesa di San Iacopo Sopr’Arno a Firenze. I Canonici Regolari di San Salvatore, detti comunemente scopetini, godevano di prestigio, ricchezze e privilegi via via accresciutisi dal primo quattrocento. Il monastero si trovava, sino all’assedio di Carlo V (1530), poco fuori le mura sul poggio di San Donato a Scopeto. Per evitare che l’edificio si trasformasse in alloggio per gli assedianti la Signoria ne ordinò l’abbattimento. Gli scopetini si spostarono in vari luoghi finché Francesco I non li stabilì a San Iacopo Sopr’Arno. Nonostante le traversie, non persero mai le loro ricchezze che anzi si moltiplicarono al punto da destare l’interesse di qualcuno molto vicino a Cosimo III.
Recensione a cura di Maria Marques
La storia non è fatta solo di grandi battaglie, grandi personaggi, ma anche di episodi nascosti, all’apparenza privi di impatto emotivo,che si celano abilmente nei racconti dei cronisti dell’epoca,nei carteggi ufficiali delle cancellerie,nelle corrispondenze private e negli archivi.
Questo saggio ne è un esempio .
Immaginiamo Firenze, non la città luminosa del Rinascimento, ma quella più cupa del periodo della controriforma, governata da un granduca bigotto quale fu Cosimo III. Immaginiamo,uomini di potere ,vicini al Granduca di cui conoscono bene le debolezze, cortigiani avidi, abituati alla corruzione a tal punto, da rimanere addirittura sorpresi che qualcuno voglia rimanere irreprensibile e non si faccia attrarre dal denaro. Immaginiamo dei frati , i Canonici di San Salvatore detti Scopetini ,soprannome dovuto al monastero di San Donato a Scopeto,dove dimorarono a lungo. Immaginiamo pure che questi frati, fossero poco inclini alle opere di spirito, ma piuttosto ad opere più materiali, tanto da aver accumulato ricchezze tali che nel passato hanno permesso loro di essere committenti di Leonardo da Vinci per la pala d’altare che avrebbe dovuto decorare la loro chiesa ,la famosa ed incompiuta “Adorazione dei Magi”.
Immaginiamo il Granduca Francesco I,appassionato di pietre preziose ed alchimia, “donare” a questi frati il convento di San Iacopo Sopr’Arno, vicino al suo luogo preferito per condurre gli esperimenti ed i suoi studi. Immaginiamo ancora un priore che decora la chiesa del monastero con iscrizioni “criptiche” in cui le pietre che facevano parte dell’antico convento di San Donato parlano in prima persona, richiamando altre scritte ermetiche coeve nell’area di Firenze, citando una per tutte la famosa frase “cerca trova” nascosta nella battaglia di Anghiari del Vasari. Tutto quello che circonda questo monastero trasuda ricchezza, una grande ricchezza e ovviamente attira l’attenzione di personaggi avidi.
Marco Mochi ricostruisce con estrema accuratezza e perizia la storia di uno “sfratto”,lasciando spazio ad una serie di domande che scavano oltre quello che compare dai carteggi ufficiali,intervallandolo con stralci della corrispondenza di chi fu attore nella vicenda.
Nel 1703 gli Scopetini furono soppressi dal granduca Cosimo III che fautore della visione controriformista della chiesa affidò il convento ai Missionari di San Vincenzo de Paoli,da poco giunti dalla Francia e dediti ad una intensa attività di proselitismo.
Lo storico Moreni riferisce che ciò avvenne “… per colpa di gente, che suggerì al Principe sinistre informazioni”.
I malvagi suggeritori furono quattro illustri pistoiesi: Monsignor Carlo Agostino Fabroni,gesuita,il conte Anton Maria Fede ambasciatore granducale a Roma,il senatore Francesco Panciatichi ed il priore Caramelli il Segretario delle Cifre (ovvero l’addetto alla cifratura della corrispondenza segreta) di Cosimo III. E le “sinistre informazioni “ del titolo? Gli Scopetini avevano, per così dire, non dato rilevanza alla costituzione “Sanctissimus in Christo Pater” emanata nel 1695 da papa Innocenzo XII che imponeva una maggior attenzione alla regola, in questo caso di Sant’Agostino per l’istituzione dei noviziati. Questa loro mancanza, questa scarsa attenzione al proselitismo, se riferita a Cosimo III dalla persona giusta avrebbe assunto il carattere “sinistro”.
I quattro personaggi,facendo leva sulla devozione del Granduca, riuscirono nell’intento corrompendo quasi tutti i cardinali della congregazione istituita ad hoc.
Questo è quello che risulta dalle carte e dalle trafile burocratiche,ma l’autore va oltre chiedendosi il perché di tanto dispendio di denaro per una operazione che a conti fatti coinvolse due papi, cardinali,commissioni speciali e che, dopo ventidue anni dalla sua conclusione, fu riaperta nuovamente.
E perché i quattro “trafficoni” che agirono su più fronti,fecero in modo che i frati Missionari giungessero a Firenze col favore delle tenebre,venissero ospitati in casa di uno di loro dove avrebbero atteso l’esecuzione forzata delle bolle del papa che allontanavano gli Scopetini? Era così necessario che gli Scopetini venissero allontanati dal monastero prima dell’arrivo dei nuovi occupanti? I motivi di ordini pubblico addotti a giustificazione, stonano.
L’autore raccontata la vicenda “ufficiale” svela quelle anomalie nascoste nelle pagine della storia che le infondono mistero e fascino.
Torniamo indietro con l’immaginazione. Gli Scopetini cercano tra le macerie del loro convento di San Donato,marmi preziosi, gargoyles, lapidi e sepolture con cui adornare il loro nuovo convento in città, ma che cosa trovarono?O meglio, cosa ritrovarono che avevano custodito gelosamente per tanti secoli?Questo legame stretto con la famiglia de Medici che aveva l’abitudine, nei periodi di incertezza politica, di nascondere le ricchezze private negli edifici sacri,li rese forse dei custodi? Forse trovarono o ritrovarono gran parte delle pietre preziose che componevano il tesoro mediceo?
Copertina flessibile: 120 pagine
Editore: Press & Archeos (27 novembre 2017)
Collana: Press & Archeos
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8896876826
ISBN-13: 978-8896876824
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