FIG.1, ANTONIO CANAL DETTO IL CANALETTO “IL RITORNO DEL BUCINTORO AL MOLO, NEL GIORNO DELL’ASCENSIONE”, CM 182 X 259 – 1729 CIRCA. MILANO COLLEZIONE ALDO CRESPI.A cura di Manuela MoschinAntonio Canal detto il Canaletto “Il Ritorno del bucintoro al Molo, nel giorno dell’Ascensione” un dipinto rievocativo.Racconta l’autore Alessandro Vizzino:
“Ogni anno Venezia, da oltre sette secoli, celebrava la ricorrenza dell’Ascensione al cielo di Gesù Cristo con la Festa della Sensa, in commemorazione di due leggendari successi della Repubblica Serenissima: l’asservimento della Dalmazia costiera al Doge Pietro II Orseolo, intorno all’anno mille, e il trattato di pace del 1177, siglato in laguna, per intercessione del Doge Sebastiano Ziani, da Federico Barbarossa e dal pontefice Alessandro III, che decretò l’interruzione dell’atavica contesa tra Impero e Papato”.
Il romanzo storico “Venetia Nigra” è ambientato nella splendida Venezia del ‘700 che dal punto di vista artistico fu un’epoca di rinnovamento. I pittori veneziani, infatti, essendo richiesti in tutta Europa e quindi viaggiando molto, ebbero l’opportunità di sperimentare tecniche e generi nuovi. Uno degli artisti maggiormente influenti sul piano innovativo fu Antonio Canal detto il Canaletto (1697-1768) che realizzò, quello che lo storico dell’arte Roberto Longhi definì “certezza illuministica di verità assoluta”.
Canaletto, conosciuto come il pittore del vedutismo, un genere pittorico nato nel ‘700 che rappresentava città e paesaggi, ha avuto il padre come primo maestro, con il quale collaborava nell’allestimento di alcuni teatri veneziani dipingendo scenografie teatrali.
L’artista, per realizzare le sue famose vedute, possedeva una tecnica particolare, si avvaleva della camera ottica o camera oscura. Era uno strumento simile alla macchina fotografica che utilizzava per definire lo spazio e rendere il dipinto qualitativamente realistico e preciso.
Tra i numerosi capolavori eseguiti dall’artista, vi parlerò del “Il Ritorno del bucintoro al Molo, nel giorno dell’Ascensione” (fig. 1), una celebre veduta di Venezia, ricca di colori e caratterizzata da una forte dinamicità che rende l’atmosfera molto realistica.
Canaletto, nei suoi dipinti ha rappresentato più volte la festa dell’Ascensione, una solennità molto sentita a Venezia. Il Doge, ogni anno, gettava un anello in acqua per rinnovare lo “Sposalizio del Mare” come simbolo del legame della città con il mare. La rievocazione si svolgeva su una galea a remi chiamata Bucintoro, fastosamente impreziosita con decori rossi e bassorilievi ricoperti d’oro.
I personaggi che animano la scena, le ornate imbarcazioni in movimento che creano piccole increspature e riflessi sulla laguna, le due colonne di San Teodoro e San Marco, la ricca decorazione del Palazzo Ducale con i suoi marmi bianchi e rosa, l’imponente Basilica di San Marco, l’altissimo campanile e i colori accesi e intensi concorrono a rendere il dipinto una magnifica scenografia teatrale a carattere narrativo con un effetto prospettico straordinario, un elemento notevolmente incisivo nella pittura di Canaletto.
Jacopo Robusti detto il Tintoretto (1518-1594) “Trafugamento del corpo di San Marco” rappresentazione di un’antica vicenda. Racconta ancora l’autore:
“…la storia narrava del tribuno Buono o Bon da Malamocco, l’antica Metamaucum, e del mercante Andrea Rustico da Torcello, che sul finire dell’anno 827 d.c. e per ordine di Giustiniano Parteciaco, undicesimo Dux, erano partiti da Venezia, a bordo della loro galea, alla volta di Alessandria d’Egitto, città in cui l’evangelista Marco si presumeva fosse morto e dov’erano conservate le sue spoglie. L’obiettivo della spedizione era infatti il trafugamento delle reliquie del santo. Nascosti in ceste colme di tranci di maiale e coperte da foglie di cavolfiore, per poter passare senza intoppi la barriera doganale musulmana, i resti mortali di Marco erano entrati nel Ducato di Venezia, agli albori della Serenissima, il trentuno gennaio dell’anno 828, e da lì non si erano più mossi…”.
FIG.2, TRAFUGAMENTO DEL CORPO DI SAN MARCO, TINTORETTO, 1562-1566, DIM. 398X315 CM GALLERIE DELL’ACCADEMIA, VENEZIA
Il medico e filosofo Tommaso Rangone, nel 1562, chiese ai confratelli della Scuola Grande di San Marco a Venezia, l’autorizzazione a far dipingere “li tre quadri con i miracoli del nostro Santissimo protetor”. Fu Tintoretto il pittore incaricato ad eseguire le tre opere: “San Marco salva un saraceno durante un naufragio”, “Il Ritrovamento del corpo di San Marco” e il “Trafugamento del corpo di San Marco” (fig. 2 ). Quest’ultimo dipinto, rappresenta il corpo di San Marco che è stato trafugato da quattro cristiani ad Alessandria d’Egitto, allo scopo di trasferirlo a Venezia e dargli una giusta sepoltura. Il quadro nell’insieme risulta molto suggestivo, l’osservatore si ritrova catapultato nella scena immaginando l’azione in modo realistico. È straordinaria la capacità dell’artista nel comunicare allo spettatore l’intensa drammaticità degli eventi dipinti.
Tintoretto, con i suoi capolavori è stato il precursore dell’impressionismo, si noti infatti, che attraverso poche, veloci e semplici pennellate ha reso le figure avvolte da un’atmosfera unica, dettata dalle particolari condizioni di luce e dal cielo cosparso di nuvole nere, con sfondo rossastro, che presagiscono l’arrivo di un forte temporale. I personaggi che sono stati appena abbozzati a sinistra del dipinto, stanno fuggendo per l’arrivo della tempesta, lasciando libera la piazza, dove vi sono una serie di architetture che ricordano le procuratie vecchie di piazza San Marco del Sansovino. I soggetti in primo piano posseggono una tonalità scura, mentre le figure sullo sfondo appaiono bianche quasi trasparenti. L’originalità e il fascino dei suoi lavori hanno avuto un ruolo fondamentale nel rivoluzionare il periodo rinascimentale che era più incline alla ricerca della perfezione; Tintoretto volle riprodurre gli eventi con una nuova luce tentando nuovi modi di rappresentare le leggende e i miti del passato. L’artista si è autoritratto con una folta barba accanto al dromedario, il committente Rangone, invece, compare alle spalle del santo mentre gli sta sorreggendo la testa.
FIG.3, AUTORITRATTO 1587 , TINTORETTO PARIGI, MUSÉE DU LOUVREJacopo Robusti, era stato soprannominato Tintoretto per il mestiere del padre che fu un tintore di tessuti. Il pittore e scrittore Carlo Ridolfi (1594-1658), che scrisse una biografia sulla vita di Tintoretto, racconta che, il pittore iniziò il suo apprendistato nella bottega di Tiziano e pare che questi lo cacciò, in quanto, notando le qualità artistiche dell’allievo, temette di essere superato; il rapporto con Tintoretto sarà conflittuale per tutta la vita. Le qualità dell’artista si distinguono per la sua tecnica pittorica alquanto originale. Egli, infatti, per le sue opere costruiva una specie di teatrino di cartone, dove all’interno inseriva alcuni modellini di cera illuminate da candele, creava pertanto una illuminotecnica che fungeva da studio per le luci e le ombre. È la luce, quindi, l’invenzione nuova e straordinaria del grande maestro veneziano.
I suoi dipinti possiedono un effetto teatrale e rappresentano l’azione in movimento, evidenziando i personaggi e gli oggetti proiettandoli in uno spazio scenografico.
FIG.4, MANET ÉDOUARD (1832-1883) COPIA DELL’AUTORITRATTO DEL TINTORETTO
Inoltre, come si nota dall’autoritratto di Tintoretto (fig. 3) all’età di 75 anni, egli fu un grande maestro di ritratti che il pittore e biografo Vasari definisce “ritratti di naturale”; il volto illuminato e plasmato con poche pennellate compare su uno sfondo intenso e scuro. È straordinaria la meticolosità nel dipingere la barba, il vestito, inoltre, non si nota ma ha creato soltanto una pennellata bianca per il colletto. I suoi occhi rivolgono uno sguardo profondo allo spettatore dandogli la sensazione di essere osservato. È interessante sapere che il quadro è stato copiato da Edouard Manet (fig. 4), a dimostrazione del fatto che gli impressionisti amavano la ritrattistica veneta.
Ho il piacere, inoltre, di informare che quest’anno ricorrono i cinquecento anni dalla nascita di Tintoretto, pertanto dal prossimo 7 settembre al 6 gennaio 2019 ci sarà una grande mostra internazionale alle Gallerie dell’Accademia e al Palazzo Ducale a Venezia. Sebbene la città sia ricca di opere dell’artista si avrà l’opportunità di visitare i suoi capolavori conservati all’interno di collezione private e museali fra cui il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, il Kunsthistorisches Museum di Vienna e il Prado di Madrid.
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