Trama
Questa doppia biografia tratteggia le vite di due delle più famose protagoniste del Rinascimento italiano, Isabella d’Este marchesa di Mantova e Lucrezia Borgia duchessa di Ferrara, che divengono cognate in virtù del terzo matrimonio di Lucrezia con Alfonso d’Este. Erede di una grande dinastia, sottile stratega capace di vincere le più difficili partite dello scacchiere italiano, mecenate e collezionista, Isabella incarna il prototipo della donna politica cerebrale e ragionatrice, che antepone l’interesse dello Stato agli affetti. Lucrezia, figlia di un papa controverso e “carnale” come Alessandro VI, è invece capace di intense passioni e forti sentimenti, ma all’occorrenza si dimostra un’accorta governante e arriva a contendere a Isabella il primato di mecenate più celebrata della penisola. Le due cognate incrociano le loro esistenze con quelle dei maggiori personaggi del tempo, incarnando due diversi e significativi prototipi di “dame di potere e di corte”. Attraverso Isabella e Lucrezia, inoltre, il libro racconta nel dettaglio l’Italia dell’Umanesimo e del Rinascimento, mettendone in evidenza la grandezza e la tragicità, gli splendori e le miserie, la complessità e le contraddizioni, gli individualismi e i particolarismi che le impediranno per molti secoli ancora di divenire uno stato unitario. È, dunque, una biografia ma anche un’analisi politica, che attraverso lo studio del passato, delle Signorie, del papato, dell’impero, dei regni nazionali, serve a comprendere meglio l’Italia di oggi. Perché la storia, come direbbe Benedetto Croce, “è sempre storia contemporanea”.
Recensione a cura di Maria Marques
Questo libro non è solo la biografia di due donne, Isabella d’Este e Lucrezia Borgia, note tra i contemporanei e la cui fama non è mai diminuita nel corso dei secoli. L’autrice, Alessandra Necci, riesce a condensare nel volume la storia del periodo, tracciando battaglie, invasioni, alleanze , patti, leghe, che formano il palcoscenico su cui si mossero le due dame .Ma la storia è dato di fatto, non si può cambiare il corso di ciò che avvenuto, si può solo tentare di leggere tra le righe della corrispondenza ufficiale a noi pervenuta, chi fossero, forse cosa sognassero e desiderassero i protagonisti. Poste queste premesse, quale ritratto emerge da questo saggio sulle due donne del titolo?
Isabella d’Este “è fiola legittima e natural “. E’ la prediletta della madre, stimata dal padre, con una personalità non indifferente, tanto da mettere in ombra i fratelli. I genitori orgogliosi giocano sulle capacità della bambina facendola partecipare attivamente alla vita di corte, incontrando ambasciatori, duchi, principi che ne rimangono affascinati. Inutile dire che sarà una persona orgogliosa della propria casata a tal punto che, anche dopo sposata, continuerà a firmarsi Isabella d’Este.
Lucrezia Borgia al contrario è figlia illegittima di un alto prelato, che poi diverrà pontefice, ma questa sua posizione non le crea imbarazzo; tuttavia la sua famiglia è “ nuova “ sulla scena italiana ed il capostipite crede di poter creare una dinastia attraverso i figli che ama teneramente.
Isabella è una donna decisa, conscia della sua posizione e di che cosa vuole dalla vita. Lo scrive in modo chiaro in una lettera che invia alla cognata, nonché grande amica, la duchessa di Urbino nel 1492
…Non bisogna attendere ad altro che alla salute del’anima prima e dell’onore e al comodo della persona poi, per cavare qualcosa da questo fragile mondo, e chi non sa compartire il tempo della vita sua, passa con molta passione e poca lode.
Questa sarà la sua filosofia di vita: ricercare la lode e la fama presso i contemporanei ed anche presso i posteri; questo le interessa e lo ottiene. Non si abbandonerà a passioni d’amore, forse vorrebbe essere adulata anche per la bellezza, ma su questo punto dovrà cedere lo scettro alla cognata. D’altra parte un bell’aspetto fisico non è una dote imperitura e, se lo avesse avuto, forse non le avrebbe permesso di mettere in luce gli altri suoi talenti. Per mezzo di che cosa si conquista la fama e la lode? Intanto con il potere ed in particolare con l’esercizio della politica. In una lettera scrive al padre:
io ho già preso tanto amore a questa città , che non posso fare a meno di pigliarmi cura dell’onore et utilità dei cittadini.
Più volte sarà chiamata alla reggenza della città di Mantova ,mentre il marito è impegnato come condottiero militare, tratterà diplomaticamente addirittura con il temibile Cesare Borgia che desidererebbe che, tra i loro figli, fossero stretti patti nuziali. La strategia utilizzata in questo caso? “Dargli parole per parole”. Il suo capolavoro diplomatico sarà quando, con il marito prigioniero dei veneziani, riuscirà a far intervenire papa Giulio II che ne imporrà la liberazione. Dal papa e dai veneziani verrà poi bollata come “puttana ribalda”.
Anche Lucrezia è una abile amministratrice ed è una delle poche persone in cui il papa ,suo padre, ripone la massima fiducia, nominandola governatrice di Spoleto e Foligno e, successivamente, conferendole, temporaneamente, una sorta di vice papato. Ella potrà aprire tutte le lettere purché non siano relative a cose ecclesiastiche , dovrà occuparsi degli affari correnti e decidere secondo il proprio giudizio e discernimento e lo stesso avverrà a Ferrara, quando, ormai duchessa, verrà coinvolta nel governo, perché il marito le affida la commissione che esamina le suppliche.
Isabella ha un altro talento degno di nota, quello di “intrecciare una quantità di rapporti, amicizie e relazioni che tiene in vita e alimenta con lettere e regali”. Dalle sue lettere si comprende che l’Estense è abituata sin dalla giovane età a pretendere il meglio in ogni campo ed è lei stessa una “raffinata ed implacabile estimatrice e giudice della qualità”. Fine collezionista, una attività considerata da uomini ,ricerca oggetti pregiati, tormenta i corrispondenti incaricati di trovarle quadri, statue, gioielli e rarità, in particolar modo devono concentrarsi sui pezzi romani e greci. Arriva persino a suggerire, per trafugare una lastra di marmo di servirsi “di un mulo coperto della divisa di uno dei cardinali amici”. Lucrezia non è una collezionista come la cognata, ma alla sua morte , l’inventario dei suoi gioielli ,conterà tremila settecento pezzi: forse questa può essere considerata una collezione.
Entrambe amano la moda e fanno gran sfoggio di abiti; Isabella in questo campo si considera un arbitro di eleganza. A differenza di Lucrezia che ha enormi possibilità economiche, l’Estense ha quello che definiremmo un budget limitato e perciò si ingegna, inventando ogni giorno una foggia diversa dai raffinati ed enigmatici significati. Emblematico che alla morte della madre per partecipare alla cerimonia funebre lei abbia spie a Milano, in casa della sorella Beatrice ,per individuare la “mise” che verrà indossata alle esequie e lo stesso faccia la sorella.
Le loro corti sono frequentate da artisti e letterati, nomi notissimi, Ariosto, Strozzi, Bembo, Pinturicchio, Dosso Dossi, si troveranno accanto alla duchessa di Ferrara. Quando Aldo Manuzio, avrà l’intuizione di stampare libri di piccole dimensioni, che si possano portare con se facilmente, Lucrezia ne intuirà l’importanza e ne sarà una sostenitrice. Per Isabella lavorarono artisti del calibro di Leonardo da Vinci, Mantegna, letterati tra cui l’Aretino, Baldassarre Castiglione, Mario Equicola.
Entrambe le due dame sono grandi “simulatrici, hanno la capacità di sembrare serene e soddisfatte mentre il dolore le dilania, l’ansia o la rabbia o l’odio la fanno da padrone, tutti atteggiamenti tipici dei cortigiani” che vivono in ambienti in cui si impara a diffidare di tutto e di tutti, come insegnano Machiavelli ed il Castiglione.
Lucrezia non ha un carattere ribelle, ma è più facile ad una arrendevolezza che trae in inganno. “Per esistere lei deve amare ed essere amata, o forse ha bisogno di identificare l’amore con qualcuno, con una persona terrena, da sognare, ricordare” ed in questa ottica vanno inserite le sue storie con il Bembo e con il cognato Francesco. “Non è cerebrale come la cognata non è interessata alla politica per il gusto di far politica, e nemmeno al potere per il potere. Eppure riesce ad adeguarsi alle necessità, a trasformarsi in donna politica e di potere, per ritornare poi sognatrice, appassionata e romantica”. E’ enigmatica, garbata, colta ma non saccente, tollerante, riservata, delicata ed avvolgente.
Per ritemprarsi dopo la vita mondana o le lotte politiche, scelgono strade opposte: una si rinchiude in mezzo alle sue collezioni, oppure si allontana in lunghi viaggi, l’altra opta per i conventi.
Lucrezia è madre. Affettuosa, presente ,segue con attenzione la crescita e lo studio dei bambini e non fa distinzione tra i maschi e l’unica femmina, si occupa di loro premurosamente. Scriverà al Bembo “ I nostri figli hanno una mirabile attitudine allo studio , e siamo felici che abbiano il gusto di conversare con uomini di lettere Vorremmo che ci consigliaste una persona di qualità per implementare i loro talenti”.
Anche Isabella è madre, ma proverà amore ed affetto solo per l’erede al titolo che si rivelerà il meno dotato tra tutti i suoi figli. E’ in particolare nei confronti delle figlie, che mostra la sua vera natura algida e poco incline ad affetti: la primogenita, nata al posto del desiderato maschio, non è amata. Le altre due figlie vengono destinate al convento, così la madre potrà dire di averle maritate ad un genero che non avrebbe dato fastidi.
Quando Lucrezia morirà , il riservato duca di Ferrara scriverà al nipote perché lo comunichi alla sorella :” E’ piaciuto a Dio Nostro Signore di richiamare a sé in quest’ora l’anima della mia carissima sposa…E non è senza spargere lacrime che scrivo queste parole, tanto mi sembra crudele esser privato di una compagna tanto cara e dolce, quale essa era per l’eccellenza della sua condotta e il tenero amore che esisteva fra noi”. Alfonso si dimostra più sensibile alla perdita della moglie rispetto alla sorella per quella del marito, dimostrando alla fine di essere caduto lui stesso “vittima “ di Lucrezia.
E’ difficile condensare un saggio di seicento pagine in una recensione, ma chi si avvicinerà a questo volume troverà un amplissimo spaccato della storia d’Italia, delle sue signorie, di tutti gli avvenimenti degni di nota che rendono possibile capire e conoscere non solo le due figure a cui fa riferimento il titolo, ma in alcuni casi anche perché la realtà del nostro paese è estremamente articolata e difficile ancora oggi da armonizzare, come una nazione. Corredato da una scrittura scorrevole ,dosando sapientemente stralci di lettere dei protagonisti, e citazioni di saggi di altri studiosi del periodo, l’autrice riesce a far immergere in un mondo che è rimasto senza eguali per il suo particolarismo, per l’eccellenza della cultura e delle arti, sebbene le guerre, i brutali assassini siano sempre in primo piano. Confesso che, sebbene questo periodo storico mi affascini, sono stata travolta da tutte le informazioni fornite, che a volte tendono ad allontanarsi dalla vita delle due donne, divagando (si fa per dire) ovunque in Italia ed anche in Europa. Non è un libro “facile”, prevede più riletture per permettere di incamerare le innumerevoli informazioni, ma forse proprio per questo, è ricco di curiosità, avvenimenti, personaggi che non lo fanno decadere in una serie di dati biografici.
Due donne molto diverse, due personalità affascinanti. Mi piace pensare a loro, citando, come fa Alessandra Necci, Maria Bellonci :
Se Isabella conosceva il proprio potere e sapeva che a lei era facile suscitare ogni specie di entusiasmo ammirativo, non sapeva che all’altra (Lucrezia) restava la facoltà di aprire la strada ai sogni e ai desideri per i quali gli uomini si dimenticano di andare soggetti a leggi di dolore.