Buongiorno a tutti, amanti della storia! Da pochissimi giorni è uscito “Mosaico. Una storia Veneziana” di Marco De Luca. E per questa occasione abbiamo pensato di chiedere un’intervista all’autore, ma prima conosciamolo meglio:
Sono nato a Lecce trentaquattro anni fa, nei mitici anni ’80. Vivo e lavoro a Verona.
Dopo il diploma, nel 2002, ho lasciato la mia amata Lecce per iniziare un’avventura che mi ha portato a vestire una divisa. Dopo nove anni nell’Esercito Italiano conditi da esperienze uniche e amicizie indissolubili, adesso vesto la divisa della Polizia di Stato. Sono sposato da quasi sei anni con Giovanna che mi sopporta e mi supporta in tutte le mie scelte. Con noi vive anche Chimico, un meticcio di due anni che mi ha regalato il titolo di “padre di cane”. Mosaico è il mio romanzo d’esordio, spero il primo di una lunga serie.
Qual è stato il primo libro che ricordi di aver letto e quale ha dato l’impronta più forte per il tuo stile di scrittura?
Il primo libro che ricordo di essermi “gustato” è I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift anche se devo ammettere che ci sono voluti diversi anni prima di apprezzarlo per quello che veramente era, non un romanzo d’avventura per bambini ma una critica al comportamento umano. Riguardo allo stile di scrittura, la “colpa” del mio modo di scrivere è di Dumas e del suo Conte di Montecristo.
Quali letture prediligi? Hai un modello stilistico di riferimento?
Alzo bandiera bianca: narrativa storica tutta la vita.
Ciononostante non disdegno il romanzo poliziesco, spaziando da Camilleri a Lucarelli, passando per Antonio Manzini e il suo geniale Rocco Schiavone. Sul modello stilistico posso dirvi che non ho un vero e proprio modello. Prediligo lo Show, don’t tell, con l’unica e ferrea regola di non annoiare il lettore. Nei miei scritti, “Mosaico” compreso, ho sempre cercato di raccontare i personaggi attraverso le loro azioni e la loro voce. Ci sarò riuscito? Chissà.
Di quale periodo storico vorresti essere spettatore e perché?
Onestamente vorrei avere una macchina del tempo per toccare e respirare ogni epoca storica. Ma se mi mettete al muro e mi costringete a sceglierne uno, non posso che scegliere il Rinascimento. Sarei voluto essere testimone del cambiamento, della fioritura delle arti e delle lettere.
Ti affacci per la prima volta nel mondo degli scrittori, con questo tuo libro d’esordio “Mosaico”, come vivi questo momento?
Con ansia. Ho letto e riletto mille volte, ho cercato di quadrare il cerchio per dare al lettore un “prodotto” piacevole e di qualità, anche perché, pubblicando in Self, sono tanti i pregiudizi che un esordiente deve combattere. D’altro canto non posso che essere entusiasta e felice del riscontro positivo e dell’interessamento che si sta creando intono alla mia creatura. Già qualche complimento è arrivato ma sono ben consapevole che rimanere con i piedi per terra sia la scelta migliore da fare.
Parlando proprio del tuo primo libro “Mosaico” che hai appena pubblicato in self, un romanzo storico ambientato alla fine del XVI Secolo in una Venezia tra intrighi e inganni, raccontaci:
Come sono nati i personaggi del tuo libro?
Ho la fortuna di lavorare a contatto con la gente e con le loro storie. Diciamo che nel quotidiano tendo a pescare da qualsiasi persona incontri un qualcosa. Che sia un particolare fisico, un modo di essere, un vezzo, una storia. Prendo e metto via perché credo che la scrittura e la fantasia siano come il maiale: “non si butta niente”. In Mosaico i personaggi sono nati da una profonda ricerca storica che unita a quelle famose parti del maiale mi ha portato a stilare una scheda biografica di ogni protagonista tale da renderlo vivo. Dieci anni di gioco di ruolo e di confronto con altri giocatori hanno poi reso ogni personaggio di Mosaico unico e spero realistico. Giocare di ruolo è come scrivere un romanzo a più mani, diciamo che quella è stata la mia vera palestra.
Quanto tempo hai impiegato nella ricerca per il tuo libro storico? E quanto è stato difficile reperire le informazioni soprattutto quelle specifiche sulle usanze dei tuoi personaggi?
Molto, ma devo ammettere che è stata la parte più bella. Da amante della storia non posso che godere del tempo trascorso tra libri di storia che, più di un romanzo, posso far volare e stimolare la fantasia. In quanto a difficoltà non posso che non ringraziare la Biblioteca comunale di Peschiera del Garda, un luogo dove la cultura veneta e la storia della Serenissima hanno un angolo di prestigio.
Posto l’innegabile fascino che ha avuto e che suscita ancora Venezia nel corso della sua storia, perché hai scelto proprio questa città per ambientarvi il tuo romanzo?
Mi sono appassionato a Venezia e alla sua storia giocando di ruolo. Grazie ai miei compagni di gioco mi sono avvicinato alla storia della Serenissima, scoprendo, ancora ragazzo, la bellezza di questa città. È diventato amore a prima vista, come quella cotta che presa sui banchi di scuola ci portiamo dentro per tutta la vita. Inoltre non riesco davvero ad immaginare Mosaico in un’altra città, in un’altra ambientazione. Venezia è un Mosaico, una delle città più belle ed incredibili del mondo. I veneziani hanno fatto di una città inventata su una laguna esposta alle aggressioni del mare e senza alcuna protezione il più grande porto cristiano del Mediterraneo. Questo è fantastico.
Il tuo libro è molto atteso dagli amici del blog e del gruppo TSD, che messaggio vuoi lasciare loro ?
Voglio lasciare un immenso grazie, un grazie che nasce dal cuore per la fiducia e l’entusiasmo che hanno dimostrato. Spero di non deluderli, e di poter, con le mie pagine, ricambiare questa fiducia.
Link: Mosaico. una storia Veneziana