A cura di Manuela Moschin
Siamo giunti alla terza puntata di questa nuova rubrica in cui analizziamo il libro di Bruno Nardini “Vita di Leonardo”.
Racconta l’autore:
“In una saletta del castello di porta Giovia, un segretario aveva incominciato a leggere una lunga lettera a Lodovico il Moro…” “…Lodovico si alzò, si avviò verso la porta, ma prima di uscire si voltò verso il segretario: “ Chiama questo Leonardo, fallo venire qui, che gli voglio parlare…” “…e infine gli aveva ordinato, ma sottovoce, di fare il ritratto alla bella Cecilia Gallerani”.Figura 1, Ritratto di Cecilia Gallerani (La Dama con l’Ermellino) 1488-1490 Olio su tavola, cm 54,8 x 40,3 Cracovia, Czartoryski MuzeumCecilia Gallerani (Milano, 1473 – San Giovanni in Croce, 1533), era la figlia di un nobile milanese, colta, bella, raffinata e amante, all’età di sedici anni, del duca Ludovico Sforza (detto il Moro). In seguito, quando il duca prese in moglie Beatrice D’Este, Cecilia sposò il conte Bergamini di Cremona. Su richiesta di Ludovico il Moro, Cecilia Gallerani posò per Leonardo da Vinci, allo scopo di realizzare il celebre dipinto “La dama con l’ermellino” (1488) (Figura 1).Leonardo con questo dipinto contribuì ad apportare un rinnovamento alla tradizione ritrattistica quattrocentesca, sperimentando la sua teoria “dei moti dell’animo” relativa allo studio dei fenomeni ottici, prospettici e sull’uso del colore. La concezione innovativa del ritratto è qui rappresentata dalla torsione del busto, rivolto a sinistra e la testa a destra.
Sul piano iconologico, l’ermellino ha subito negli anni diverse interpretazioni, alcune delle quali alludono alla castità, alla nobiltà d’animo, dei sentimenti ed intellettuale. La vivacità manifestata negli occhi della dama è la stessa espressa nello sguardo dell’ermellino e la figura longilinea di Cecilia è in armonia con il corpo dell’animale raffigurato con particolare minuziosità.
In uno stralcio di una lettera riportata da Daniela Pizzagalli nel suo “La Dama con l’ermellino” si evince che l’Ambasciatore Estense Giacomo Trotti scrisse al duca Estense: « si dice che il male del signor Ludovico è causato dal troppo coito di una sua puta (riferito alla giovane età di Cecilia) che prese presso di sé, molto bella, parecchi di fa, la quale gli va dietro dappertutto, e le vuole tutto il suo ben e gliene fa ogni dimostrazione »
Nel 1493, un poeta della corte di Lodovico Sforza, Bernardo Bellincioni (Firenze, 1452 – Milano, 1492) elogiò in un sonetto il ritratto di Cecilia Gallerani: “Sopra il ritratto di Madonna Cecilia, qual fece Leonardo”. Di che ti adiri? A chi invidia hai Natura Al Vinci che ha ritratto una tua stella: Cecilia! sì bellissima oggi è quella Che a suoi begli occhi el sol par ombra oscura. L’onore è tuo, sebben con sua pittura La fa che par che ascolti e non favella: Pensa quanto sarà più viva e bella, Più a te fia gloria in ogni età futura. Ringraziar dunque Ludovico or puoi E l’ingegno e la man di Leonardo, Che a’ posteri di te voglia far parte. Chi lei vedrà cosi, benché sia tardo, – Vederla viva, dirà: Basti a noi Comprender or quel eh’ è natura et arte.Donato Bramante, amico di Leonardo Da Vinci, al suo primo incontro disse: “Finalmente ti posso conoscere! esclamò il Bramante andando incontro a Leonardo…”
Donato Bramante (Fermignano, 1444 – Roma, 1514), architetto e pittore, fu una delle personalità di maggior rilievo del rinascimento. Nacque a Monte Astrualdo (oggi Fermignano) presso Urbino, fu chiamato a Milano da Ludovico Sforza nel 1480 e successivamente a Roma per progettare la Basilica di San Pietro. La sua prima formazione si basa sugli insegnamenti appresi da Piero della Francesca per la prospettiva e da Vitruvio per l’architettura classica. Inoltre aderì al modello di Leon Battista Alberti che visitò a Mantova nel viaggio verso Milano.
Figura 2 Leon Battista Alberti, S.Andrea, Mantova (iniziata nel 1470)Donato Bramante e la Chiesa di S.Maria presso S.Satiro – Milano 1482-1486.
La sua prima opera architettonica è relativa alla ricostruzione della chiesa del IX sec. di S.Maria, presso S.Satiro a Milano, che replica, nel lato rivolto a oriente, l’interno della basilica di S.Andrea di Leon Battista Alberti (Figura 2) situata a Mantova.
Figura 3. Basilica di Massenzio – Roma , inizio IV sec.
L’Alberti sostituì le navatelle delle chiese basilicali e gotiche con una serie di cappelle laterali. L’ispirazione per questo tipo di pianta, deriva dagli edifici romani, come le terme di Diocleziano e la basilica di Massenzio (Figura 3), che fu fatta costruire dall’imperatore romano Marco Aurelio Valerio Massenzio agli inizi del IV secolo (308-312) ed in seguito terminata e modificata da Costantino I.
Figura 4. Chiesa di S. Maria presso S.Satiro. Donato BramanteFigura 5 Facciata esterna della Chiesa di S.Maria presso S.Satiro. Donato Bramante
La Chiesa del Bramante (Figura 4) si compone di un corpo longitudinale a tre navate e di un transetto. La navata centrale e il transetto hanno una monumentale copertura a botte derivante da quella albertiana. Si tratta di un capolavoro alquanto straordinario dato che l’artista è riuscito a realizzare un modello di prospettiva illusionistica (Figura 5), dipinta a bassorilievo, in uno spazio esiguo profondo circa 90 centimetri(Figura 6).
Bramante, a causa della mancanza di spazio, dovuto alla presenza di una strada, ricavò un finto coro a tre arcate utilizzando l’illusione prospettica. A donare maggior effetto realistico, contribuiscono anche gli effetti degli ori e della ricchezza degli ornamenti.
Figura 6. Coro della Chiesa di S.Maria presso S.Satiro. Donato Bramante
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