A cura di Sara Valentino
Nei manoscritti medievali ritroviamo i racconti della tradizione celtica che possono essere ricondotti a quattro cicli solitamente denominati come:
il Ciclo mitologico;
il Ciclo dell’Ulster;
il Ciclo feniano;
il Ciclo storico, detto anche Cronaca d’Irlanda.
Al primo gruppo si fa risalire la mitologia irlandese, con i suoi miti, le saghe e le credenze religiose. Si tratta perlopiù di racconti ispirati alla formazione dell’Irlanda e ai suoi popoli, in particolare ai Túatha Dé Danann, Il popolo della Dea Dana, fra i primi abitanti dell’isola.
Meno solenne è il Ciclo dell’Ulster, che parla dei guerrieri del re Conchobar, in particolare dell’eroe CùChulainn. Spesso i protagonisti di questi racconti sono esperti in arti magiche ed hanno familiarità con l’aldilà. Vi compaiono anche figure femminili, come la regina Maeve.
Il Ciclo feniano tre secoli dopo tratta la storia dell’eroe-guerriero Finn mac Cumaill e del suo esercito (fiana). Molti di questi poemi trattano le vicende di Oísin od Ossian, figlio di Finn: perciò, in seguito alla falsa traduzione dal gaelico di James Macpherson del 1761, il ciclo viene definito “Ossianico”.
Il Ciclo storico (o dei re) tratta le vicende dei sovrani irlandesi fra il III e il VIIl secolo d.c.
A partire dal XVIII secolo la grande produzione letteraria irlandese è in lingua inglese e in molti casi gli artisti e gli intellettuali irlandesi più rappresentativi vivono in Inghilterra. Fra questi Jonathan Swift, autore de I viaggi di Gulliver, Oliver Goldsmith, i filosofi George Berkeley e Edmund Burke.…
Con la promulgazione dell’Act of Union (1800) il parlamento irlandese viene definitivamente sciolto e nasce il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda (1801). In seguito viene ufficialmente proibito nel sistema scolastico l’uso della lingua irlandese (1830), viene istituita la National School con l’insegnamento obbligatorio dell’inglese, Dublino perde prestigio e Londra catalizza l’attenzione degli intellettuali irlandesi. Fra questi il più famoso è certamente Oscar Wilde, che pur vivendo nella capitale inglese mantiene inalterati i tratti distintivi della sua origine. Opere come Il ritratto di Dorian Gray, L’importanza di chiamarsi Ernesto, Un marito ideale, Salomè, testimoniano la forza ironica, l’intelligenza, la sagacia e l’arguzia del più scomodo scrittore irlandese del XIX secolo.
Oscar Fingal O’Flaherty Wills Wilde, nato a Dublino e morto a Parigi, autore di romanzi e di fiabe, di opere teatrali e di poesie, con i suoi pungenti aforismi e paradossi si attira spesso le critiche della perbenista società inglese dell’epoca vittoriana. Accusato di omosessualità viene condannato a due anni di lavori forzati, durante i quali scrive La ballata del carcere di Reading e il De Profundis.
Fra gli altri autori irlandesi del periodo: Maria Edgeworth, James Clarence Mangan, John Banim, Gerald Griffin, Charles Kickham, William Carleton e il dublinese Bram Stoker, con il suo capolavoro gotico Dracula (1897).