Oggi il nostro blog “
Thriller Storici e Dintorni” si tuffa nella storia più recente e più precisamente al 1945. Siamo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, iniziano gli anni della Guerra Fredda dove una nazione come la Germania vivrà un periodo completamente “spaccata” a metà, divisa tra la DDR (Germania dell’est) e la BDR (Germania dell’Ovest). Il romanzo di Bruno Sebastiani “
Mai e sempre” descrive con una grande accuratezza storica le vicende all’indomani della fine del conflitto mondiale, in una Germania che si appresta alla ricostruzione.
Siamo lieti di ospitare la tappa del Blog tour dedicato a questo romanzo, con l’intervista all’autore e la discussione di alcuni estratti che più ci hanno colpiti durante la lettura.
Buongiorno
Bruno, grazie per essere qui con noi e per il tempo che vorrai dedicare alle nostre domande
Quando hai capito che avresti intrapreso la strada per diventare uno scrittore?
Nel mio caso non ho intrapreso nessuna strada, mi sono ritrovato a scrivere con la stessa naturalezza con cui leggo. Aggiungo che non mi sento uno scrittore, attribuzione parecchio abusata, specie per il fatto che spesso si provvede a darsela da sé. Non basta scrivere e non basta pubblicare, lo scrittore è qualcosa d’altro, senza un riscontro esterno, senza un riconoscimento da parte del pubblico si resta… dilettanti, hobbisti, pedine di un esercito infinito i cui generali si contano sulle dita di una mano.
Quali letture prediligi? Hai un modello stilistico di riferimento?
Leggo di tutto, tranne i libri erotici, i fantasy e gli horror. Nei libri cerco un aggancio alla vita reale, che sia odierna o che sia passata. Negli anni, scoprendo autori diversi, ho subito l’influenza dei loro stili per addivenire alla consapevolezza che la cosa più importante è tentare di essere se stessi, cosa non sempre facile da realizzare.
Qual è il momento della giornata che preferisci dedicare alla scrittura, se ne hai uno in particolare, oppure ti affidi all’istinto e all’estro?
Scrivo di pomeriggio, quando le faccende legate al quotidiano sono espletate e quando so di potermi estraniare per un paio di ore. Non aspetto l’estro, metto della musica e mi concentro per riannodarmi alla storia che ho in mente.
Di quale periodo storico vorresti essere spettatore e perché?
Mi piacerebbe tornare al tempo dell’antica Roma, quando prendono corpo le prime lotte per la fine della Repubblica e l’avvento della dittatura, vorrei spendermi perché la Repubblica non morisse e probabilmente mi ritroverei esiliato, se non peggio.
Quanto conta essere assolutamente originali, secondo te?
L’originalità a tutti i costi è un falso problema, provare a parlare con la propria voce è già un traguardo, non sempre raggiungibile. Ma in fondo la letteratura è simile ad un coro, ognuno dà il proprio contributo, purché non sia dissonante
Quanto conta per te l’immedesimazione dello scrittore con i personaggi delle sue storie? E se conta, è sempre solo con il protagonista o anche con i comprimari?
Sì, l’immedesimazione è importante. Non c’è autore che non metta nei suoi personaggi un po’ di se stesso. Ed è ovvio che il protagonista si presta più dei comprimari a diventare l’alter ego dell’autore
Il libro che avresti voluto scrivere tu, e perché?
Indicare un solo libro che mi sarebbe piaciuto scrivere è difficile, ce ne sono tantissimi che mi hanno impressionato. Ad ogni modo, se dovessi scegliere, mi piacerebbe essere Thomas Mann quando scrive La Montagna Incantata.
Consigliaci un bel libro storico da leggere, e invoglia anche noi a farlo
Un libro che consiglierei ad occhi chiusi è Le memorie di Adriano di Marguerite Yorcenair, straordinario nella forma e nella capacità dell’autrice di riportarci a quel tempo, sia per quel che riguarda la vita quotidiana sia per il modo di pensare, le problematiche esistenziali, le riflessioni su come ci si percepisce rispetto al resto, si tratta di argomentazioni che, seppur datate in quanto riferite all’imperatore Adriano, sono sempre attuali.
Raccontaci il dopo: una volta che il libro è stato pubblicato, cosa succede?
La pubblicazione di un libro, paradossalmente, è la parte più semplice. Molto più complicato è farlo conoscere, promuoverlo, invogliare un ipotetico pubblico a comprarlo, quando non si dispone di agganci nel mondo della stampa diventa un’impresa quasi disperata.
“…La verità era che la Germania era ormai stretta in una morsa, gli eserciti alleati da una parte e l’armata rossa dall’altra erano sempre più prossimi a stritolarla. Se a tutto ciò si aggiungono le condizioni delle strade, delle ferrovie, dei porti, dei terminali commerciali, non è difficile farsi un quadro esaustivo delle condizioni rovinose in cui si dibatteva la popolazione. Nel febbraio del 1945 Heinrich Koldau (n.d.r. Il padre di Emil) aveva quindi dodici anni e, insieme ad alcuni compagni, sempre gli stessi, passava giornate intere a perlustrare granai, case coloniche e fattore abbandonate nella speranza di trovare qualcosa da mettere sotto i denti.”
Mai e sempre è un romanzo che ha molti dettagli storici, precisi ed approfonditi. Dalla fine del conflitto mondiale nel 1945, la spartizione del territorio tedesco da parte degli alleati, la divisione tra Germania Est ed Ovest, la creazione della Stasi nella DDR.Perchè hai scelto di scrivere un libro su questo argomento?
Ho scelto di scrivere un libro su questo argomento per l’enorme carica ideologica messa in campo dai vari contendenti. Mai nella storia si era avuto un conflitto così permeato di ideologia, a cominciare dalle deliranti tesi del nazismo per finire con la contrapposizione, anch’essa ideologica prima che militare, tra comunismo e capitalismo. La seconda guerra mondiale ha portato alle estreme conseguenze le suddette contrapposizioni, infatti non va dimenticato che la cosiddetta guerra fredda è iniziata con la fine dei combattimenti e con la spartizione della Germania. E se prima comunisti e capitalisti erano lontani, ognuno nel continente di competenza, in seguito, con la divisione di Berlino, dai piani più alti dei palazzi, potevano guardarsi negli occhi.
Nel prologo del Romanzo assistiamo ad un discorso su un tema molto scottante da parte di uno dei personaggi, eccone uno stralcio…
“<<Nel senso che la scienza non può concedersi il lusso di cercare prove dell’inesistenza di Dio. Sono infiniti i campi in cui la scienza può addentrarsi, ma deve fare un passo indietro quando rischia di entrare in competizione con le prerogative del Creatore. La vedo perplesso e la capisco, per cui mi spiego meglio. Vede, in quella circostanza nessuno mise in discussione i miei metodi di ricerca, i miei esperimenti vennero elogiati per il rigore scientifico e per la correttezza di tutti i passaggi. Ma nel ricreare in laboratorio le condizioni che avevano permesso alla vita di originarsi, avevo dato un colpo mortale all’impalcatura religiosa secondo la quale la vita è di competenza del Creatore. I miti della creazione ci parlano sempre di un demiurgo che dal nulla ha creato il tutto, e non c’è cultura che non ne sia pervasa. Rendere di pubblico dominio che la vita s’è generata spontaneamente sulla terra, lasciare che i giornali pubblichino questa notizia e ci ricamino sopra significa ridimensionare drasticamente le prerogative del Creatore, in qualsiasi modo le varie religioni lo chiamino.>>”
Ti sei trovato spesso a ragionare su questo ?
L’esistenza di Dio… chi non si è mai interrogato su questi temi? Tuttavia, nel brano del film che uso per introdurre il libro, quel che mi sta a cuore è evidenziare i confini etici che la scienza spesso travalica, per dirla in una maniera più leggera: giocare con le competenze del Creatore è pericoloso, senza che questo suoni come un atto di fede nel Creatore. Non è un mistero che oggi si conducono esperimenti per mutare il patrimonio genetico di specie vegetali e animali, non è lontano il tempo in cui si metterà mano alle caratteristiche genetiche dell’uomo, magari per creare un individuo più resistente alle malattie, più alto della media, più intelligente della media, con un’aspettativa di vita più lunga della media, che sia questa la strada per creare il Superuomo?
“… La sera del 9 novembre 1989 un portavoce del governo annuncio’ una riforma piuttosto articolata della legge che regolamentava i viaggi all’estero.
In sostanza
non era più necessario fuggire , da li’ in avanti i permessi per l’espatrio sarebbero stati concessi con una certa magnanimità.
Tenendo conto della concitazione che regnava nella popolazione, forse sarebbe stato più opportuno diffondere quell’annuncio con una certa cautela. difatti , senza neanche farsi venire un dubbio sulla veridicità , migliaia di cittadini di Berlino Est cominciarono ad ammassarsi di fronte al muro, tutt’ora presidiato dai soldati. come per riflesso, anche sul versante occidentale dello stesso muro si ammassarono migliaia di persone, magari aspettando , chissà , che si aprisse un varco per lasciar transitare la gente. E’ inutile dire che ne segui’ una confusione spaventosa ; si vociava al di qua e al di la’ del muro, si lanciavano slogan, si inneggiava senza specificare a cosa si inneggiasse.
E finalmente , magari per evitare una carneficina, qualcuno di cui è rimasta ignota l’identità , qualcuno che aveva titoli per farlo, diede ordine ai soldati di ritirarsi. via le mitragliatrici, svuotate le garitte, in un lampo i soldati sparirono. Passata la sorpresa , tutti si diedero a scavalcare il muro, rimediarono scale, si tirarono su aiutandosi l’uno con l’altro, e alla fine quelli dell’est e quelli dell’ovest si trovarono abbracciati, piangendo e ridendo come se si fossero a lungo mancati. Magari il giorno dopo, incontrandosi per la strada , si sarebbero schivati , ma li’ sulla cima di quel muro , erano felici di ritrovarsi. Il muro in quanto simbolo di divisione venne fatto a pezzi…”
Hai descritto questa scena con grande trasporto, come se l’avessi vissuta in Germania. Che ricordi hai di quei momenti?
Io ho avuto modo di visitare Berlino e parte della DDR quando il muro era ancora in piedi. Perciò, pur non essendo là il 9 novembre 1989, nel vedere le scene trasmesse dalla televisione in merito all’abbattimento del muro, mi è sembrato di esserci, ho riconosciuto i posti ed ho sentito lo stesso brivido che attraversava come una scarica adrenalinica i partecipanti. Vedevo l’euforia, l’entusiasmo, ma, per avere ancora negli occhi le scene viste nella DDR, già intuivo che quell’entusiasmo il giorno dopo sarebbe svanito, abbattere il muro era una gran cosa, ma i problemi sarebbero rimasti in piedi. Difatti ancora oggi, viaggiando per la Germania, si riscontra un divario netto tra l’est e l’ovest. Ora la Germania è unita, ma anche a Berlino resistono differenze sostanziali tra i quartieri “occidentali” e quelli “orientali”.
Grazie Bruno per la tua disponibilità e questa bellissima intervista intrisa di storia. E voi lettori seguite le prossime tappe di questo bellissimo Blog tour!
Biografia dell’autore:
Bruno Sebastiani nasce ad Albano Laziale, a sud di Roma, il 30 aprile 1947. Nasce in un paese e in un periodo storico in cui è palpabile la frenesia di liberarsi quanto prima delle scorie lasciate dal tremendo conflitto da poco concluso (la seconda guerra mondiale). Per la gran quantità di risorse destinate al nostro Paese per avviare la fase di risanamento, si delinea un periodo in cui tutto sembra possibile, specie in relazione alla scarsità di prospettive della generazione precedente. È questo il periodo in cui, per la necessità della ricostruzione, purché si abbia l’età adatta, è facilissimo trovare lavoro. Così, come moltissimi suoi coetanei vogliosi ma non in grado di puntare al bersaglio grosso frequentando l’università, Bruno Sebastiani frequenta un istituto tecnico e consegue il diploma di Perito Elettronico per inserirsi quanto prima e con le giuste credenziali nel mondo del lavoro. Difatti lavora, vince un concorso nelle Ferrovie dello Stato come macchinista e prende a guidare i treni, treni che col passare degli anni si fanno sempre più moderni, confortevoli, veloci, treni che lo portano in ogni dove entro i confini del Paese. Ma tutto questo correre lascia affiorare la necessità di trovare dei punti fermi, qualcosa in cui riconoscersi una volta sceso dal treno. Da qui prende origine la singolare abitudine di fissare sulla carta pensieri, riflessioni, intuizioni che più tardi inizia a elaborare in forma di libri. Bruno Sebastiani scrive libri per il piacere di scrivere e per il desiderio di scoprire, o meglio di imparare, in quanto ogni storia lo costringe ad affrontare numerose ricerche, specie in relazione alla sua preferenza per il romanzo storico, un genere che gli consente autentici tuffi nel passato. Attualmente vive nel comune di Velletri, più lontano dalla capitale dunque e più vicino alla campagna, più lontano anche dai compagni di lavoro di un tempo che incontrava nello scalo ferroviario di San Lorenzo, più lontano da quella sensazione paralizzante che sembra competere ad ogni individuo quando, per raggiunti limiti di età, viene messo a riposo. Difatti, sebbene senza l’assillo degli orari come accadeva prima, Bruno Sebastiani ancora adesso lavora alacremente alla stesura dei suoi romanzi che abbisognano in primo luogo di un numero incalcolabile di letture, letture che sottraggono tempo prezioso al suo hobby più significativo, il pianoforte.
Negli anni ha scritto numerosi libri in cui i romanzi storici sono prevalenti ai romanzi di pura invenzione, come, tanto per citarne alcuni: Fiore di Maggio (Mayflower) che ripercorre le tappe che permisero la fondazione della prima colonia inglese nel NordAmerica. Le gelide acque della Sprea, ove si seguono le tracce della principessa Anastasia Romanova da Ekaterinburg a Berlino. L’assedio di Costantinopoli, terribile atto che nel 1453 mise fine all’Impero Romano d’Oriente. Boudicca, ove si parla della famosa regina degli Iceni la quale, nel 61 d. C., osò capitanare una poderosa rivolta nel tentativo di ricacciare i Romani dalla Britannia. Tra i romanzi di fantasia si possono citare: La maledizione della Traviata Nevja L’isola La spirale del tempo Passaggio in Irlanda.
- Formato: Formato Kindle
- Dimensioni file: 901 KB
- Lunghezza stampa: 172
- Editore: Le Mezzelane Casa Editrice (20 gennaio 2017)
- Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
- Link d’Acquisto: Mai e sempre
Che ne pensi di questo articolo? | |
Correlati
Ottima intervista, bravi!
Valentina grazie mille per essere passata da noi a leggere l’intervista!
Intervista trascinante, che si legge con la stessa intensità dall’inizio alla fine. Personalità, quella di Sebastiani, umile e profonda. Mi ha fatto sentire come una ragazzina rapita dalle storie di uno zio saggio. Il vecchio lavoro ai treni, evidentemente, non ha cancellato in lui l’abitudine a viaggiare, con la differenza che adesso, attraverso i suoi libri, i viaggi annullano distanze ed epoche. Bravo Sebastiani!
Grazie mille Vanessa. Concordiamo con te sulle doti dell’autore Bruno Sebastiani!
Un intervista che mette in luce uno scrittore davvero interessante.