Articolo a cura di Ilaria Savino
Molte sono le credenze e i tabù intorno a questo argomento. Nel passato, il ciclo mestruale era ancora di più un qualcosa di quasi scandaloso, di cui quasi vergognarsi e che vincolava molto la vita della donna in “quei” giorni.
Innanzitutto non bisognava avere il ciclo prima dell’età prestabilita dai dottori; se capitava, era meglio nasconderlo, perché il ciclo precoce era considerato una sventura che portava inevitabilmente malattia e morte ed era causata da un eccesso di stimoli quali: andare a teatro, avere cotte infantili, ascoltare musica.
Agli inizi del 1800 si presume che la maggior parte delle donne di basso ceto sociale, non indossasse niente per assorbire il sangue, questo in relazione al fatto che avevano ben pochi cicli mestruali, per via delle frequenti gravidanze e, per le donne disagiate, anche per la denutrizione. Nel caso occorresse, si potevano usare: pelliccia di pecora, spugna di mare infilata come un tampax , cinture che reggessero degli stracci o semplicemente tenere gli stracci stretti tra le cosce ,per le nobildonne che non avevano molto da fare a parte chiudersi in camera per la vergogna e aspettare che la tortura finisse.
Per assorbire il sangue il metodo più sofisticato, anche se non molto diffuso, era la “cintura mestruale” , una cintura legata intorno alla vita con un fermaglio a cui poteva essere collegata una cinghia che teneva fermo un cuscinetto di stoffa (ricordiamo che le mutande erano aperte in mezzo alle cosce).
Questi cuscinetti non erano per niente comodi e spesso irritavano la pelle provocando dolorose abrasioni ed erano d’intralcio quando si doveva urinare.
Questi assorbenti primordiali venivano lavati e riutilizzati.
In passato l’età dello sviluppo e soprattutto delle prime mestruazioni, era più avanzata rispetto a quella attuale; al giorno d’oggi le ragazze hanno il menarca tra i 10 e i 16 anni, mentre nel ‘700 e ‘800, l’età era tra i 14 e i 18. Dopo un paio d’anni dal primo ciclo mestruale, le ragazze altolocate facevano il loro ingresso in società. Tra i 17 e i 23 anni, la poveretta cominciava a essere considerata una zitella e iniziava lentamente il suo declino sociale.
In epoca vittoriana, le ragazze avevano la loro prima mestruazione in media a 13 anni e mezzo se appartenevano alla classe abbiente e a 14 anni e mezzo nella classe povera e lavoratrice, probabilmente per la scarsa nutrizione delle classi povere.
I dottori credevano che la regolarità del ciclo di una donna fosse correlata alla sua salute mentale; il suo corpo controllava la sua mente. Si sosteneva che le mestruazioni non solo fossero una malattia, ma relegava la salute delle donne al campo domestico come se non fosse un serio problema medico.
Molti medici dell’epoca credevano che mentre una donna aveva il ciclo, ogni sforzo della mente, sia intellettuale che emotivo, avrebbe potuto esserle fatale, perciò era sconsigliabile interrompere il flusso mestruale; le donne avrebbero dovuto quindi concentrarsi sull’alleggerire la propria mente per permettere ai processi del loro corpo di agire senza essere ostacolati dagli intralci mentali.
Venivano loro proibiti i giri in bicicletta, la macchina da cucire e i bagni.
La maggior parte delle donne, però, non avevano il lusso di stendersi sul divano per un paio di giorni solo per il ciclo, quindi continuavano a svolgere i loro doveri domestici nonostante le raccomandazioni dei medici più illustri.
In epoca vittoriana alle donne mestruate non era consentito nemmeno l’accesso ai giardini, perché si pensava che facessero seccare le piante (questa credenza resiste anche ai giorni nostri).
I testi medici dichiaravano che le donne fossero attratte dagli uomini, solo durante il periodo di attività dei loro organi riproduttivi, che il loro appetito sessuale fosse poco sviluppato e raggiungesse il suo culmine proprio durante le mestruazioni. In conformità con la mentalità sessista dell’epoca, le donne erano attraenti per gli uomini, solo come incubatrici per la riproduzione e l’attività sessuale com’era praticata ai tempi della Bibbia.
La cessazione delle mestruazioni veniva considerata un segno di invecchiamento a seguito del quale la donna perdeva il suo ruolo principale di incubatrice e quindi il suo valore veniva ancor più ridotto.
Dato che le donne erano ritenute incapaci di controllare la loro salute, era di conseguenza responsabilità del padre o della più vecchia figura maschile della famiglia, assicurarsi che il ciclo di una donna fosse regolare e che non ci fosse niente che potesse ostacolare il flusso mestruale.
I medici teorici ritenevano che il ciclo mestruale fosse una specie di valvola di sicurezza attraverso la quale scaricare l’eccesso di impulsi animali; abbassavano le donne allo stato degli animali, sostenendo che la fuoriuscita di sangue fosse ritenuta la conseguenza di una peculiare e periodica condizione in cui i vasi sanguigni dell’utero lo preparano all’inseminazione; questa condizione per loro era analoga al periodo del calore negli animali inferiori.
Le manifestazioni fisiche della funzione riproduttiva come il ciclo mestruale, la gravidanza, l’allattamento e la menopausa, erano la più comune giustificazione di carattere biologico, adottata per limitare la partecipazione delle donne ad attività che si volevano di esclusivo appannaggio maschile, come lo sport.
Le prime pubblicità incentrate sulle mestruazioni , nacquero in quest’epoca, per lo più le correttive, che aiutavano a regolare il ciclo rimuovendo gli impedimenti al ciclo mestruale e alleviando i sintomi associati come: malessere generale, nervosismo, vertigini, mal di testa, male al petto e allo stomaco e per tutti i comportamenti isterici e nervosi ; questi erano gli unici elementi contenuti nei giornali che fossero indirizzari al pubblico femminile o, per le donne che non sapevano leggere, ai loro mariti o padri. Questi annunci, non menzionavano mai le mestruazioni o il sangue in modo diretto, ma contenevano informazioni codificate che i medici dispensavano con linguaggio autoritario per incutere paura e insicurezza.
A quei tempi i dottori credevano che i 4 Umori ( sangue, bile gialla, bile nera e il muco), dovessero essere correttamente bilanciati e circolare bene nel corpo per mantenere una buona salute; quindi pensavano che il ciclo mestruale liberasse il corpo femminile dal sangue superfluo: se il sangue non fluito ma fosse invece ristagnato nel corpo, avrebbe potuto causare tutti i tipi di malattia, mentre ora sappiamo che l’interruzione del ciclo mestruale è un sintomo di malattie sistemiche come la tubercolosi e il cancro ma a quei tempi pensavano ne fosse invece la xausa, così le donne evitavano quelle attività che credevano avrebbero potuto interrompere il flusso; le maggiori precauzioni erano quelle di non prendere freddo, sia facendo il bagno in acqua fredda, o lavorare fuori con il tempo freddo e umido.
Cosa facevano le donne vittoriane per alleviare i crampi mestruali?
Si drogavano.
Droghe come l’oppio, la cocaina, la marijuana, non solo erano legali e vagamente regolate, ma spesso facevano parte degli ingredienti delle prescrizioni mediche del tempo.
Alle donne venivano normalmente distribuite droghe in risposta alle cosiddette “lamentele femminili” , in particolare il dolore associato alle mestruazioni, al parto o a malattie femminili come nevralgia e isteria.Utilizzavano anche medicine alle erbe, ma data la copiosa quantità di alcol che esse contenevano, non si sa se il sollievo fosse dovuto alle erbe o all’alcol che anestetizzava il dolore.
Molto interessante grazie per le informazioni
Peccato per le donne che hanno vissuto come una tortura il ciclo mestruale pur essendo una cosa naturale