I due leoni – Francesco Grasso
Trama
Anno 1045. Due fratelli, Roberto e Ruggero, lasciano la cittadina di Hauteville, in Normandia, alla volta dell’Italia. Con loro hanno una spada, un cavallo e una smisurata ambizione. Il nostro Meridione, terreno di scontro tra arabi, longobardi, svevi e bizantini, sarà per entrambi occasione per misurare il loro coraggio.
Roberto il Guiscardo attraverso una scaltrezza luciferina che diverrà leggendaria, Ruggero tramite una forza fisica eccezionale e una fede che travalica il misticismo, diverranno condottieri, muoveranno eserciti e conquisteranno un trono. Trovandosi anche a fronteggiarsi l’un l’altro, per brama di dominio e per amore di una donna, Sichelgaita. Perché, se è vero che due leoni possono cacciare insieme, uno solo può comandare il branco. Il romanzo narra – attraverso le memorie di Ruggero – l’epopea degli Altavilla, ma è anche un omaggio alle gesta di due figure storiche grazie alle quali, è doveroso ricordarlo, la Sicilia e forse l’Italia tutta ha evitato di diventare una nazione islamica.
Recensione di Donata Beretta
Ho aspettato alcuni giorni prima di scrivere queste righe…il libro mi era piaciuto così tanto che non volevo dare un giudizio poco equilibrato, facendomi trasportare dall’entusiasmo del primo momento. A distanza di circa 15gg posso dire che la bella sensazione iniziale è rimasta: wow!
Questo è un vero libro storico, epico, che ti dà la sensazione di vivere in quell’epoca, con i personaggi, di sentire il clangore delle spade e l’odore del sangue nelle battaglie ma anche la raffinatezza delle corti e dei velluti.
I personaggi sono a tutto tondo. Ruggero e Roberto hanno una personalità che esce potente, le loro considerazioni più intime ed i loro pensieri sono messi nero su bianco. Raramente sottolineo frasi e citazioni; in questo libro ho evidenziato più di trenta frasi. Sicuramente la figura che ho apprezzato di più è quella di Ruggero: la sua integerrimità cavalleresca mi ricorda tanto la Chanson De Roland: il cavaliere senza macchia e senza paura (ovvero qualche paura anche Ruggero l’aveva…), profondamente credente (Ruggero parlerà con Dio per tutta la vita) che sfodera la sua spada Sacramento, in groppa al suo destriero Redenzione.
Epici eppure moderni: alla fine loro lotteranno tutta la vita per aspirazioni umane eterne: l’amore, l’ambizione, il potere, la vendetta, il rimpianto.
Ruggero cercherà per tutta la vita di scrollarsi “l’ombra” del fratello Roberto, detestato, temuto ma indissolubilmente legato alla sua esistenza.
“Roberto era una parte di me. Ero cresciuto alla sua ombra, ci eravamo odiati, fronteggiati, traditi e sorretti a vicenda; avevamo condiviso vittorie, ambizioni e sconfitte; c’eravamo battuti per tutto ciò che due uomini potevano disputarsi con onore sotto il cielo”.
La sua vita, inizialmente cresciuta con una persistente sensazione di inferiorità, tutto ad un tratto si innalza: “…il cielo era trapuntato di stelle; ad Hauteville non ne avevo mai viste tante. Forse non avevo mai osato alzare tanto lo sguardo…” e trova una sua identità.
Roberto il Guiscardo: ambizioso, calcolatore, assetato di potere e di grandezza. Non gli basta ciò che ha: vuole di più; vuole essere sempre un passo avanti al fratello, ma io credo che nel suo intimo lui non lo abbia mai creduto fino in fondo: ha fondamentalmente rispetto per quel suo fratello che lo batte in correttezza ed aspirazioni.
“Anche se oggi sono trionfante, so che la bilancia del Fato oscilla alla brezza: per quanto oro e spade io ponga sul piatto, prima o poi penderà contro di me. Ti ho dato un nemico Rogeirr, qualcuno da odiare… affinchè il tuo cuore si accendesse di uno stimolo di rivalsa, qualcosa per il quale valesse la pena diventare un guerriero…e adesso guardati!”.
L’amore, che governa il mondo fin dalla sua nascita, modellerà la vita dei due fratelli; la principessa longobarda Sichelgaita che crescerà con l’amore per il suo “gigante” normanno e si troverà invece a manipolare di nascosto il marito imposto, per cercare quella felicità tanto inseguita.
La guerra permea tutta la storia: le battaglie contro il dominio musulmano, talvolta in situazione di grande inferiorità numerica, vinte con la caparbietà e la scaltrezza di entrambi i fratelli. Un mondo lontano da noi in termini di tempo eppure per alcuni versi così attuale, una cultura antica che, se non si fosse scontrata contro l’armata normanna, oggi potrebbe essere parte del nostro presente.Potrei andare avanti per ore a descrivere i personaggi: anche quelli minori hanno una forte caratterizzazione e una propria aura storica. Così come ci si potrebbe dilungare nell’analisi del periodo storico e delle battaglie.
Ma quello che più mi è piaciuto è il linguaggio: lineare, appassionante, denso di particolari eppure mai prolisso o pedante. Vi sono mischiati termini latini, normanni e addirittura nordici: Roberto viene definito “Loki” dalla madre, dal nome del figlio ambizioso e subdolo di Odino; Ruggero viene chiamato Rogerius da Dio (nelle loro periodiche “chiaccherate”) e Rogeirr dai famigliari. Sintassi chiara, non ci sono molti salti temporali che potrebbero disorientare.
E’ un vero racconto epico-storico, davvero meraviglioso, come non me ne capitava da tempo di leggere. Tutti i miei migliori complimenti allo scrittore.
Formato: Formato Kindle
Dimensioni file: 1860 KB
Lunghezza stampa: 207
Editore: ZeroUnoUndici (1 novembre 2016)
Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
Lingua: Italiano
ASIN: B01M3XUN0V
Link d’acquisto: I Due Leoni
Cara Donata, che dire? Grazie mille per la recensione, davvero lusinghiera. Sono contento che il romanzo sia stato apprezzato. Sappi che sto scrivendo il seguito, o meglio il racconto della stessa vicenda ma narrato dal punto di vista del Guiscardo. Unico appunto, da pedante quale sono: Loki non è figlio di Odino. Non lo è nemmeno nella “vulgata” Marvel, infatti anche nel film alla fine risulta correttamente figlio dei Giganti.
Grazie mille Francesco Grasso per l’intervento diretto sul blog. Grazie anche per la precisazione doverosa e ci scusiamo per l’imprecisione! 🙂
Aspettiamo con ansia l’uscita del nuovo libro!
Ciao Francesco Grasso (posso dare del tu?…) sì è vero, errore….Loki è una figura ambigua, nei film risulta essere il figlio “adottivo” di Odino ma il suo vero popolo di origine erano i Giganti. Comunque aspettavo con ansia di poterti dire di persona che il libro è davvero coinvolgente e potente….davvero tantissimi complimenti!