recensioni

I Leoni D’Europa – Tiziana Silvestrin

Trama

Mantova, 1582. Nella basilica palatina di Santa Barbara, lo scozzese James Crichton e Thomas stanno trafugando qualcosa quando un rumore mette in allarme le guardie. In fuga per le strade della città, si imbattono nel principe Vincenzo Gonzaga e Ippolito Lanzoni. Nel duello, nato apparentemente senza motivo, il principe ferisce lievemente Crichton che morirà di lì a poco nella spezieria di Geniforti. Occorre far chiarezza sull’accaduto e trovare le prove che scagionino il giovane Gonzaga dall’accusa di omicidio. Il consigliere ducale Zibramonti affida le indagini a Biagio dell’Orso, affascinante capitano di giustizia. Il caso è un vero rompicapo: nella basilica sembra non mancare nulla, poco si sa di Crichton e misteriosa appare la sua morte. Sulle tracce del passato dello scozzese, il capitano di giustizia entra nelle maglie di un complotto internazionale e in una ragnatela di personaggi insospettabili. Sullo sfondo, l’opulenza della Serenissima, i servizi segreti del Consiglio dei Dieci, spie e cortigiane, la politica dei Gonzaga e gli intrighi di Elisabetta I e del suo consigliere Walsingham.

Recensione a cura di Roberto Orsi

“Chi era veramente James Crichton? Cosa era venuto a fare a Mantova? E soprattutto chi l’aveva fatto venire dalla Scozia?”

Sono queste le domande in cui si imbatte Biagio Dell’Orso una notte del 1582 quando, dopo una violenta lite per le strade di Mantova, viene denunciata la morte di James Crichton, scozzese alla corte del Duca Guglielmo Gonzaga.

James e l’amico Thomas, in fuga tra le strade della cittadina Lombarda dopo un’infruttuosa spedizione alla Basilica di Santa Barbara per trafugare qualcosa di misterioso, si imbattono nel principe Vincenzo Gonzaga, figlio del Duca, e Ippolito Lanzoni suo fedele ma poco raccomandabile amico.

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Lanzoni viene colpito a morte e il principe, per vendicarlo, ferisce fatalmente James Crichton (conosciuto anche come “Ammirabile Critonio”). Quest’ultimo perderà la vita dopo poche ore nella spezieria del Geniforti, nonostante i tentativi di salvarlo. Biagio Dell’Orso, quale Capitano di Giustizia si troverà ad indagare su questo strano avvenimento, non convinto di quanto risulti evidente agli occhi dei più. Con l’aiuto di Gio Morisco, il bargello, Biagio si dovrà destreggiare trai vicoli di Mantova, le calli Veneziane e i conventi di Milano per districare una matassa che non ha nulla di scontato.

Nulla è come sembra in questo libro. Quello che più mi ha sorpreso nella lettura è come l’autrice, Tiziana Silvestrin, sia riuscita a creare intrighi e complotti chiarendo le idee al lettore pagina dopo pagina. Sembra quasi di affiancare Biagio nella ricerca della verità… 

“Ehi Biagio, secondo te perché il Consiglio dei Dieci della Serenissima Venezia ha concesso addirittura 100 corone ad uno scozzese? Cosa volevano davvero da lui?”

“Non so amico, ma credo sia questo uno dei nodi cruciali di questa storia. Scoperta la motivazione, probabilmente avremo svelato un tassello fondamentale che ci chiarirà le idee”

“Sono d’accordo con te Biagio, ho paura che in tutto questo i quattro giovani coinvolti nella rissa siano solo dei piccoli ingranaggi capitati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Probabilmente ci sono abili mani di burattinai, dietro di loro. Fino a che punto ci dovremo spingere?”

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Attraverso le descrizioni vivide dell’ambiente Mantovano, così come quello Veneziano o Milanese, fino ad arrivare alla Corte d’Inghilterra con Elisabetta I e i suoi consiglieri, mi sono ritrovato più volte in questa situazione. Seduto al tavolo di una tipica osteria del tempo, davanti a un boccale di birra e un piatto di sarde in saor, mi immergevo nelle riflessioni di Biagio Dell’Orso quasi fossi lì con lui. 

“Il biondo James, l’ammirabile Critonio! Veramente un bel ragazzo. Lo abbiamo conosciuto nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo durante una delle tante dispute che si tengono qui a Venezia. Era un vero portento, aveva una memoria prodigiosa, tanto che si diceva di lui: ‘Non sa cosa significhi dimenticare’”

I personaggi di questo romanzo sono tutti realmente esistiti, l’autrice dopo anni di ricerca storica ha dato vita ad un racconto appassionante. Ho apprezzato molto il fatto che nel libro non si sfoci nel fantasy, non vengono introdotti elementi fantastici, come a volte avviene nel genere giallo o thriller storico. L’autrice si è attenuta ai fatti studiati, sapendo ricreare l’atmosfera del tempo, dove uno “Sherlock Holmes” ante litteram (cit.) indaga con astuzia e la giusta dose di cinismo tra i potenti del tempo. Non è un ambiente facile quello in cui si muove il Capitano di Giustizia: gli interessi in ballo sono molto grandi e sembrano non rimanere all’interno dei confini Italiani. I collegamenti si intrecciano, come guidati dalla bacchetta magica della Silvestrin che tesse la ragnatela unendo i “puntini” tra i personaggi e le città coinvolte nella vicenda.

La fine del libro mi ha lasciato un vuoto che sembra tuttora difficile da colmare con una nuova lettura. Mi mancano i personaggi a partire da Biagio Dell’Orso di cui, per fortuna, esiste la possibilità di leggere le successive vicende nel secondo Capitolo “Le Righe Nere della Vendetta”, stessa autrice e stessa casa editrice. Credo che non mi lascerò sfuggire l’occasione…. Quelle sarde in saor me le sogno ancora di notte..

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Copertina flessibile: 404 pagine

Editore:Scrittura & Scritture (15 novembre 2009)

Collana:Catrame

Lingua:Italiano

ISBN-10:8889682221

ISBN-13:978-8889682227

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